Un meccanismo da rivedere
Il Superticket è un prelievo che viene applicato dalle regioni in modo non omogeneo. Un meccanismo che deve essere gradualmente rivisto. Questa la conclusione alla quale si è arrivati in fase di nota di aggiornamento al Def, il documento di economia e finanza approvato dal Senato.
Quindi i 10 euro extra del superticket che i cittadini pagano per ogni ricetta relativa a prestazioni di diagnostica e specialistica deve essere rimodulato. Anche se c’è da capire come e, soprattutto, in che modo ‘coprire’ gli incassi mancanti; si parla di quasi 1 miliardo necessario se si decidesse di eliminarlo. E vista la condizione della sanità in Italia il discorso non sembra essere praticabile. Più probabile una sua graduale limitazione.
Dove è in vigore il superticket sanitario?
Ad oggi il superticket sanitario è in vigore in Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lazio, Abruzzo, Molise, Puglia, Calabria e Sicilia. Emilia Romagna, Umbria, Toscana, Veneto, Marche hanno deciso di modularlo in base al reddito mentre in Lombardia, Piemonte e Campania dipende dal tipo di servizio richiesto.
Le regioni che non prevedono il pagamento di 10 euro per il superticket sanitario sono Valle d’Aosta, Province autonome del Trentino Alto Adige, Basilicata, Sardegna e da pochi mesi anche il Lazio.
Dal pagamento sono esenti bambini ed anziani con redditi familiari sotto i 36.150 euro annui; i cittadini disoccupati, i pensionati al minimo (compresi i loro familiari a carico) e i pensionati sociali; i malati cronici e i pazienti affetti da patologie rare; gli invalidi civili, di guerra, per lavoro e servizio.
Andare a rimodulare il superticket di 10 euro è più che altro una questione di risorse; da capire dove e se possano esser reperite.