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I tagli ai disabili:
Ebbene i tagli continui e, talvolta, indiscriminati cui questo settore è sottoposto da tempo non sembrano aprire a questa opportunità: parlando di disabili ad esempio, nelle scorse ore sono arrivate le dichiarazioni di due delle maggiori federazioni rappresentative delle persone con disabilità e dei loro familiari, Fand e Fish (che parteciparanno entrambe alla manifestazione del 23 giugno ‘I diritti alzano la voce), secondo le quali “i tagli radicali e indiscriminati alle politiche sociali hanno spinto verso un’ulteriore emarginazione un numero sempre maggiore di persone anziane o con disabilità.
La cancellazione progressiva del Fondo per le politiche sociali e del Fondo per la non autosufficienza farà perdere, dal 2012, ogni assistenza al 20% delle persone disabili al Nord, al 30% al Centro e al 50% al Sud. Una prospettiva ancora più cupa visti anche i tagli alle politiche per il lavoro dei disabili.”
In sostanza si sottolinea la diminuzione dell’impegno da parte dell’Italia verso il sociale, fattore che ha portato ad un progressivo smantellamento del sistema di protezione: una deriva ormai nota e, sembrerebbe, immodificabile anche a sentire pareri diversi e portando a riferimento diversi numeri. Eccone alcuni.
Negli scorsi giorni la Comunità di Sant’Egidio ha sottolineato come la spesa sociale, nell’ ultimo anno, sia stata tagliata del 76%: “Ma se si fa il conto degli ultimi tre anni si arriva a meno 800%” ha affermato Mario Marazziti, portavoce della Comunità. I servizi maggiormente colpiti sarebbero il Fondo per la non autosufficienza, quello dei servizi all’infanzia e dell’inclusione degli immigrati.
Ma non solo: sempre secondo la Comunità di Sant’Egidio, a Milano, Palermo, Roma e La Spezia non vi sarebbero più soldi per i contributi a sostegno degli affitti per le famiglie più povere mentre a Padova, La Spezia, Palermo, Torino, Genova, Rovigo, Roma e in tutta la Sardegna sarebbero addirittura venuti meno gli assegni familiari per la cura di anziani e disabili.
Secondo gli ultimi dati Istat, diffusi lo scorso 27 maggio e facenti riferimento al periodo 2008, “l’Italia, rispetto a quasi tutti gli altri paesi Ue, destina risorse residuali alle funzioni di protezione sociale dedicate all’esclusione sociale, alla disoccupazione, alla famiglia ed alle persone con disabilità. In particolare si colloca all’ultimo posto (0,2 per cento rispetto alla media Ue pari all’1,4 per cento) per le risorse destinate al sostegno al reddito, alle misure di contrasto alla povertà o alle prestazioni in natura a favore di persone a rischio di esclusione sociale.
Al sostegno per la disoccupazione e alle politiche attive per il lavoro è allocato solo l’1,9 per cento della spesa, contro il 5,2 per cento dell’Europa. Per la famiglia il nostro sistema di protezione sociale impiega solo il 4,7 per cento della spesa, quota che ci colloca al penultimo posto della graduatoria Ue.
Le persone con disabilità possono contare su meno del 6 per cento delle risorse complessive per trasferimenti e servizi in loro favore; tale quota ci colloca al 23esimo posto in Europa. Il nostro Paese si colloca al di sotto della media europea anche per la percentuale di spesa dedicata alla sanità, per i trasferimenti monetari in caso di malattia o infortunio.” Dati che fanno indubbiamente riflettere.
La protesta arriva in piazza:
In quest’ottica prende corpo la manifestazione del prossimo 23 giugno a Roma contro i tagli attuati del Governo alla spesa sociale: “Le politiche sociali – si legge nell’appello dei promotori – sono un investimento nel futuro del Paese, tanto più preziose quanto più esso è in difficoltà. Eppure l’Italia investe in esse meno di quanto si investa nel resto d’Europa. Anzi le considera un costo e le taglia senza criterio.”
Per questi motivi diverse associazioni si ritroveranno in piazza per protestare e puntare la lente sui tagli al sociale: non siamo probabilmente al livello degli indignados spagnoli ma è comunque un segnale importante ed un chiaro messaggio di quanto, parlando di diritti essenziali e garantiti dalla Costituzione, non si sia intenzionati a lasciar correre.
Diritti che, ci piace sottolineare, sono di tutti ed appartengono a tutti indipendentemente dal colore o dall’appartenenza politica.