In questo articolo parliamo di:
Il Sia, sostegno per l’inclusione Attiva:
L’idea del Sia nasce alcuni mesi fa con l’obiettivo di contrastare la dilagante povertà: una misura finalizzata a combattere l’esclusione sociale e le difficoltà economiche delle fasce più deboli della popolazione, uno strumento concreto per garantire alle famiglie maggiormente in difficoltà l’accesso ai beni e servizi di prima necessità.
Quindi non un reddito minimo garantito, che è un un sussidio erogato a cittadini inoccupati, disoccupati o precari, iscritti presso le liste di collocamento dei Centri per l’impiego; né un reddito di cittadinanza, che è rivolto indistintamente a tutti (e qui subentra la prima differenziazione con un altro concetto con il quale spesso si genera confusione) per garantire un reddito di base tutti senza alcuna distinzione di stato socio-lavorativo e senza alcun obbligo di attività da svolgere.
Parametro quest’ultimo da tenere in considerazione quando parliamo di sostegno per l’inclusione Attiva, che è un provvedimento mirato a precise e circoscritte situazioni e che prevede un affiancamento attivo dei beneficiari i quali devono impegnarsi a seguire un percorso ben delineato, ricercando ad esempio in maniera attiva una occupazione.
Atteggiamento attivo di ricerca di lavoro:
Un sostegno che implica quindi un atteggiamento attivo del beneficiario ma per il quale, come detto, attualmente le risorse non ci sono. O almeno non bastano.
Ecco perché quanto approvato nella Legge di Stabilità, ovvero lo stanziamento di 120 milioni in tre anni (finanziati con il contributo di solidarietà delle pensioni sopra i 90mila euro) per estendere la sperimentazione della carta acquisti a tutto il territorio nazionale, dovrebbe essere nelle intenzioni del Governo soltanto il primo passo di un percorso più lungo che sarà per l’appunto il Sia (sostegno per l’inclusione Attiva).
Nuova carta acquisti e vecchia Social Card:
La nuova carta acquisti, ci tengono a far sapere dal Governo, sarà diversa dalla vecchia Social Card lanciata dall’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti; quella carta fu introdotta nel 2008 ed era un ‘bancomat’ da 40 euro mensili destinato a 1 milione 300 mila persone tra over 65 e famiglie con figli entro i 3 anni con un reddito massimo ISEE di 6000 euro (fino a 8000 euro per chi ha più di 70 anni), non più di una casa, non più di un auto.
Nel 2013 si era passati alla nuova Social Card, entrata in vigore ad inizio anno (gennaio) in via sperimentale in 12 grandi città italiane; la nuova Social Card consiste in un contributo mensile di sostegno al quale si affianca un percorso, sotto il supporto dei Servizi Sociali, volto a consentire alle famiglie in difficoltà il reinserimento nel mondo del lavoro. I beneficiari del provvedimento della nuova Social Card devono mostrarsi attivi nella ricerca di una nuova occupazione e nel partecipare ad iniziative di formazione.
La sperimentazione nelle grandi città:
Dopo la sperimentazione in alcune grandi città italiane, con il provvedimento inserito nella Legge di Stabilità approvata nelle scorse ore la carta acquisti sarà estesa a tutto il territorio nazionale; 120 milioni in tre anni per garantire a tutti coloro che rientrano nei parametri l’accesso alla nuova Social Card.
Non è ancora quello strumento più ampio e completo di sostegno al reddito che è presente invece in tutto il panorama europeo ad esclusione della Grecia e, per l’appunto, dell’Italia; per quello bisogna attendere l’introduzione del Sostegno per l’inclusione Attiva (Sia). Attualmente le risorse (oltre 7 miliardi di euro) non ci sono e dunque, ad oggi, anche soltanto immaginarlo è pura utopia.