Spese sanitarie a carico delle famiglie
Nel 2019, c’è stato un aumento significativo del numero di persone che hanno affermato di aver pagato le procedure mediche interamente di tasca propria. La spesa sanitaria diretta della famiglia nel 2021 è stata pari a 36,5 miliardi di euro, con un incremento medio annuo dell’1,7% osservato tra il 2012 e il 2021 (2,1% dal 2012 al 2019).
Le spese sanitarie dirette più ricorrenti a carico delle famiglie sono le cure ambulatoriali e riabilitative (36,5%), gli acquisti di farmaci e altri dispositivi medici non durevoli (29,3%), le lungodegenze ospedaliere (10,4%) e l’acquisto di attrezzature terapeutiche e altri dispositivi medici durevoli (10,4%).
Freguja, durante un’udienza in Commissione Affari Sociali e Sanità del Senato sull’indagine sulla sanità integrativa, ha anche affermato che nel 2021 i finanziamenti volontari ammontano a 4,5 miliardi di euro, con un’assicurazione sanitaria volontaria di circa 3,4 miliardi, di cui 1,5 miliardi era relativo ai costi amministrativi e alla gestione dei servizi.
Tra il 2012 e il 2021, la quota di spesa assicurativa volontaria destinata alle cure e attrezzature mediche è cresciuta in media del 2,9% annuo (4,3% dal 2012 al 2019). Le cure ambulatoriali e riabilitative rappresentano il 62,3% della spesa assicurativa volontaria, mentre il 17,9% è destinato alle lungodegenze ospedaliere.
Durante l’emergenza sanitaria in molti hanno rinunciato alle cure
“Durante l’emergenza sanitaria – afferma Cristina Freguja -, la quota di persone che hanno dovuto rinunciare a prestazioni sanitarie ritenute necessarie era quasi raddoppiata, passando dal 6,3% nel 2019 al 9,6% nel 2020, sino all’l’11,1% nel 2021. Le stime più recenti relative al 2022 – ha evidenziato – attesterebbero un netto recupero, con un ritorno a quote osservate negli anni precedenti la pandemia: la rinuncia per i motivi già citati si riduce al 7,0%, una percentuale simile a quella rilevata nel 2018 (7,2%). Nel confronto tra il 2022 e gli anni pregressi della pandemia, emerge un’inequivocabile barriera all’accesso costituita dalle lunghe liste di attesa, che nel 2022 diventa il motivo più frequente (il 4,2% della popolazione), a fronte di una riduzione della quota di chi rinuncia per motivi economici (era 4,9% nel 2019 e scende al 3,2% nel 2022)”.
Secondo le indagini Istat sulla popolazione, nell’anno 2022 le prestazioni sanitarie fruite sarebbero più contenute rispetto al periodo pre-pandemico. Si parla in particolare di una riduzione della quota di persone che ha effettuato visite specialistiche o accertamenti diagnostici.