In questo articolo parliamo di:
- 1 Immigrazione in Italia: un quadro in evoluzione
- 2 Nascite in calo anche tra gli stranieri
- 3 Altri dati significativi
- 4 Immigrazione e denatalità: un rapporto in evoluzione
- 5 La diminuzione del numero di nascite da genitori stranieri in 11 anni
- 6 La classifica delle regioni e dei Paesi più anziani d’Europa
- 7 Italia paese Ue con età mediana tra le più alte
Immigrazione in Italia: un quadro in evoluzione
5 milioni e 775mila: è il numero di persone straniere residenti in Italia, secondo il rapporto sulle migrazioni della fondazione Ismu pubblicato oggi. Un dato in leggero calo rispetto al 2022, e in generale in ribasso rispetto al picco del 2019, quando si sfiorarono i 6 milioni.
Residenti irregolari in calo: Diminuisce anche il numero di persone irregolari, che si attesta a 458mila contro le 506mila del 2022. Un risultato dovuto principalmente alle procedure di emersione e regolarizzazione varate nel 2020.
Nascite in calo anche tra gli stranieri
Un dato preoccupante emerge dal rapporto: la natalità è in calo anche tra la popolazione straniera residente in Italia. Nel 2022 si sono registrate 393mila nascite, di cui oltre 50mila da genitori stranieri. Pur rappresentando una quota significativa (13,5% del totale), il tasso di natalità tra gli stranieri è in diminuzione rispetto agli anni scorsi.
Nonostante le sfide, la popolazione straniera rappresenta una risorsa importante per il tessuto economico italiano. Nel 2023, le imprese italiane hanno programmato di assumere oltre 1 milione di persone immigrate, un numero record.
Altri dati significativi
- Aumento dei residenti: Tra il 2022 e il 2023, il numero di persone straniere residenti è aumentato di 110mila unità.
- Calo dei “regolari non residenti“: Il numero di persone straniere regolarmente presenti in Italia ma senza residenza è sceso da 293mila a 176mila.
- Invecchiamento della popolazione: La popolazione straniera ha contribuito a rallentare il calo e l’invecchiamento della popolazione italiana, un problema con cui il paese si confronta da tempo.
Immigrazione e denatalità: un rapporto in evoluzione
Negli ultimi anni, la tendenza è cambiata: l’immigrazione non può più essere considerata una soluzione unica per la denatalità in Italia. Lo evidenzia il rapporto Ismu, sottolineando come “il contributo degli stranieri a supporto della bassa natalità nel nostro Paese tende sempre più ad attenuarsi“. Dal 2012 a oggi, il numero di nuovi nati da genitori stranieri è in costante calo: si è passati da 80mila a 27mila in meno. Ecco alcuni dati significativi:
- 2012: 80mila nuovi nati da genitori stranieri
- 2023: 53mila nuovi nati da genitori stranieri
La diminuzione del numero di nascite da genitori stranieri in 11 anni
Il rapporto Ismu invita a non considerare l’immigrazione come una panacea per la denatalità. Sono necessari interventi strutturali per invertire la tendenza negativa della natalità in Italia, che includono:
- Politiche di sostegno alle famiglie
- Migliore conciliazione lavoro-famiglia
- Rimozione degli ostacoli all’inserimento lavorativo delle donne
In conclusione, l’immigrazione può giocare un ruolo positivo nel contrastare la denatalità, ma non può essere considerata l’unica soluzione. È necessario un approccio multiforme che includa diverse misure di sostegno alle famiglie e alle donne.
La classifica delle regioni e dei Paesi più anziani d’Europa
A questo riguardo l’Italia, il Paese più anziano d’Europa: 9 regioni italiane si classificano tra le venti più anziane dell’intera Unione Europea, con la Liguria in testa alla classifica. L’Italia, con un’età mediana di 48,4 anni, si conferma il Paese Ue con la popolazione più vecchia, in costante aumento da decenni.
Da tempo l’Italia è alle prese con una profonda crisi demografica: il numero di abitanti diminuisce, la popolazione invecchia e le aree interne si spopolano, con gravi ripercussioni sull’economia, sul sistema pensionistico e sulla sanità.
Italia paese Ue con età mediana tra le più alte
L’Italia svetta in classifica con un’età mediana di 48,4 anni, in aumento di 0,4 anni rispetto al 2022. Seguono il Portogallo (47 anni) e la Bulgaria (46,8 anni). I Paesi più “giovani” sono Cipro (38,4 anni), l’Irlanda (39,1 anni) e il Lussemburgo (39,7 anni). Tra gli altri grandi Stati Ue, la Germania registra un’età mediana di 45,4 anni (in calo di 0,4 anni rispetto al 2022), la Francia di 42,4 anni e la Spagna di 45,3 anni (in entrambi i casi in aumento di 0,2 anni rispetto all’anno precedente).
L’invecchiamento della popolazione italiana rappresenta una sfida complessa che richiede interventi mirati a sostegno della natalità, della famiglia e del lavoro. È necessario invertire la tendenza negativa e promuovere un modello di sviluppo sostenibile che tenga conto delle esigenze di una popolazione sempre più anziana.