domenica, 11 Aprile 2010 - 20:31
Italia: quando la crisi è reale
La crisi morde ancora dopo esser passata con estrema vigoria sul nostro paese e continua a farlo andando a colpire i redditi degli italiani, mai così a picco negli ultimi vent’anni.
Secondo i rilevamenti Istat in riferimento all’anno 2009, il reddito delle famiglie è andato giù pesantemente ed in maniera costante segnando un – 2,8 % rispetto all’anno precedente; anche analizzando i quattro singoli trimestri del 2009 la situazione appare piuttosto ben delineata e caratterizzata da una discesa graduale che ha portato conseguentemente ad una forte riduzione del potere d’acquisto delle famiglie diminuito in un anno del 2,6%.
Cadono anche i consumi con alcuni settori particolarmente toccati come informatica e telefonia (- 4,3%); prodotti farmaceutici (- 4,2%); gioielli ed orologi (- 3,4%); alimentari (- 3,3%); parallelamente a quanto già descritto scende anche la propensione al risparmio da parte delle famiglie, nonché il tasso di investimento delle famiglie stesse.
Il peso delle tasse inoltre appare eccessivo, circa la metà del reddito familiare va nelle casse del fisco. In crisi anche il settore dell’export, da sempre settore di punta della nostra economia e crollato anch’esso nell’ultimo periodo segnando un – 5% rispetto alla percentuale del 2006.
La crisi sta per finire? Tutte balle:
Il dato è rilevante ed offre spunti di riflessione interessanti anche in funzione di quanti segnalano la crisi come ormai alle spalle o artificiosamente montata dagli organi di informazione; il tutto evidenzia una situazione delicata per il nostro paese i cui segnali di ripresa sembrano essere ancora lontani. Una recente ricerca operata dal Centro Studi di Confindustria ha focalizzato l’attenzione su un paese che è diventato più povero (oltre che più vecchio, ovvero con poche possibilità per i giovani) nel quale il Pil pro capite dei cittadini (ossia quello che misura realmente la ricchezza), è diminuito in un decennio (2000 – 2009) del 4,1% arrivando nel 2009 a stabilizzarsi cinque punti sotto la media dell’area euro.
E le previsioni parlano di un ulteriore calo che potrebbe arrivare da qui ai prossimi cinque anni. Se a tutti questi numeri aggiungiamo la caduta dell’occupazione, scesa costantemente nell’ultimo anno; il tasso di attività, attualmente tra i più bassi della UE; la crisi delle imprese (soprattutto quelle piccole e medie, molte delle quali costrette a chiudere) il quadro si delinea ulteriormente e rende evidente il perché non si possa parlare di crisi superata o montata dai giornali.