Comuni in aree a rischio idrogeologico:
A sentire il ministero dell’Ambiente, il 68,6% dei comuni (in Valle d’Aosta, Umbria, Molise, Calabria e Basilicata è il 100%) ricade in aree classificate ad alto rischio idrogeologico, che interessano il 7,1% della superficie del paese (2.150.410 ettari). In tutto questo contesto sono ben 3.458 le scuole e 89 gli ospedali minacciati da frane o inondazioni nel nostro Paese.
Malgrado questa inquietante realtà continua ad essere registrata un’assoluta mancanza di attenzione per i problemi concernenti la manutenzione del territorio, che tradotto in costi per lo Stato significa oltre un miliardo di euro l’anno per le emergenze, con grande felicità per chi altro non attende per arricchirsi sulle spalle delle disgrazie altrui.
Eppure prevenire o per lo meno cercare di ridurre il rischio idrogeologico sarebbe certamente possibile: basta considerare il dato che il 25% delle località, colpite da frana, è recidiva ed il 40% delle alluvioni si ripetono nei medesimi siti. E se lo stesso governo ha indicato in 44 miliardi di euro (27 per il Centro-Nord, 13 per il Sud, 4 per il patrimonio costiero) il fabbisogno necessario per la sistemazione complessiva delle situazioni di dissesto sul territorio nazionale, di certo alcuni interventi per allontanare pericoli incombenti immediati richiederebbero cifre molto più modeste.
Ma ci troviamo in tempi di ripensamento della spesa pubblica, dove la priorità non può essere assegnata alle persone ed ai cittadini: sono i numeri da far quadrare in modo severo a farla da padrone, pure a costo di pagare tale strategia con elevati costi anche di vite umane.
E dai numeri finalmente messi a posto si potranno ottenere le risorse necessarie a foraggiare ancora le varie cricche che attualmente dominano, incontrastate, nel nostro Paese.