Lavori e retribuzioni degli stranieri in Italia:
Analizzando nello specifico il mercato del lavoro è emerso infatti come, dal 2008 al 2010, si è assistito in Italia ad un aumento del tasso di disoccupazione straniera di 3,5 punti percentuali, dall’8,1% all’11,6%, con 274mila immigrati senza lavoro.Significa che nel biennio considerato un nuovo disoccupato su quattro ha origini straniere.
Per quanto riguarda gli occupati (che sono oltre 2 milioni), per la maggior parte si tratta invece di lavoratori dipendenti (86,0%), giovani, inquadrati come operai (89,9%), dalla bassa qualifica professionale, nel settore del terziario (51,3%) e in aziende di piccola dimensione (il 53,4% lavora in imprese con meno di 10 persone).
Lo studio ha poi preso in esame l’aspetto relativo alle retribuzioni. Un dipendente straniero guadagna al mese una cifra netta di 987 euro, come accennavamo quasi 300euro in meno rispetto al collega italiano. Ha inoltre maggiori possibilità di portare a casa una retribuzione più elevata l’immigrato che lavora nel settore dei trasporti (1.348 euro al mese) a scapito di chi lavora nel settore dei servizi alle persone (724 euro al mese), dove sono occupate maggiormente le donne.
Per quanto riguarda invece i redditi dichiarati, è stato riscontrato come nel nostro Paese si contino complessivamente 3,2 milioni di contribuenti nati all’estero (dati riferiti ai redditi del 2009) che dichiarano oltre 40 miliardi di euro. Tradotto in termini relativi, si tratta del 7,9% di tutti i contribuenti e del 5,1% del reddito complessivo dichiarato in Italia.
Gli stranieri dichiarano mediamente 12.507 euro (7mila in meno rispetto agli italiani) e si tratta quasi esclusivamente di redditi da lavoro dipendente. Nel 2009 i nati all’estero hanno pagato di Irpef quasi 6 miliardi di euro (pari al 4,1% dell’intero Irpef pagato a livello nazionale) che si traduce in 2.810 euro a testa. Ma gli stranieri beneficiano, più degli italiani, di detrazioni fiscali a causa principalmente del basso importo dei redditi stessi: infatti il 64,9% dei nati all’estero che dichiara redditi paga effettivamente l’Irpef, contro il 75,5% dei nati in Italia.
Gli stranieri sotto la soglia di povertà:
Analizzando infine i livelli di povertà e i dati relativo al disagio economico, è emerso che il 37,9% delle famiglie straniere vive al di sotto della soglia di povertà (dati 2008), contro il 12,1% delle famiglie italiane.
Il reddito percepito non permette loro di risparmiare, dal momento che i consumi superano, anche se di poco, le entrate familiari. Entrate che provengono per il 90% da lavoro dipendente e che vengono destinate, tra le altre cose, al pagamento dell’affitto (dal momento che appena l’11,3% delle famiglie straniere è proprietaria dell’abitazione di residenza).
Le famiglie straniere dichiarano infatti maggiori difficoltà economiche rispetto a quelle italiane: il 24,8% dice di arrivare a fine mese con molta difficoltà contro il 16,7% di quelle italiane; il 24% è in arretrato con il pagamento delle bollette (vs 11,2%), il 58,8% non è in grado di sostenere una spesa imprevista di 750 euro (vs 30,2%) e il 52,6% non può permettersi una settimana di ferie (vs 38,6%).
“La raccolta e l’analisi dei dati sull’impatto economico dell’immigrazione” affermano i ricercatori della Fondazione Leone Moressa “permette di delineare un profilo il più possibile oggettivo del fenomeno migratorio, affinché questo non faccia parte esclusivamente delle agende politiche sulla sicurezza ma che sia riconosciuto come vero e proprio strumento di sviluppo economico, prosperità e competitività: in sostanza un valore economico per la società.”