Il carcere di Savona:
Al riguardo, proprio nelle scorse ore il Segretario generale aggiunto e commissario straordinario per la Liguria del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, Roberto Martinelli, ha effettuato una visita nel carcere di Savona ricavandone un giudizio tutt’altro che positivo:
“Il carcere Sant’Agostino di Savona è tra i peggiori d’Italia, con decine di detenuti ospitati in celle senza finestre e poliziotti in servizio con la luce accesa dei neon 24 ore al giorno” è stato il commento del segretario Martinelli che ha auspicato la nascita di una nuova struttura detentiva a Savona; in realtà, ci sentiamo di dire, ne servirebbero anche in altre parti di Italia.
“Le criticità del carcere sono molte – ha proseguito Martinelli – i poliziotti penitenziari di Savona, che lavorano con una pesante carenza di organico. Queste problematiche sono aggravate dall’edilizia, dalla struttura fatiscente del penitenziario che non aiuta di certo. Basti pensare che spesso i detenuti trasferiti a Savona devono scendere dai mezzi nella centrale via Paleocapa perchè la strada di accesso al carcere savonese è talmente stretta da impedite il passaggio degli automezzi della Polizia Penitenziaria.”
Progetti di recupero per i detenuti:
Dopo aver chiesto un impegno per la realizzazione di una nuova struttura, è stato affrontato anche un altro problema atavico dei nostri istituti penitenziari, ossia quello relativo ai progetti di recupero per i detenuti impiegandoli direttamente in lavori socialmente utili durante il loro periodo di detenzione:
“Bisognerebbe impiegare anche a Savona, come in tutte le Regioni e provincie d’Italia, i detenuti in progetti per il recupero del nostro patrimonio ambientale, la pulizia dei greti dei fiumi e dei torrenti e delle molte spiagge della territorio della provincia savonese. Tutto questo nella convinzione che il lavoro è uno degli elementi determinanti su cui fondare percorsi di inclusione sociale non aleatori: i detenuti hanno prodotto danni alla società con i loro crimini e reati? Bene, la ripaghino concretamente, imparando anche un mestiere che potrebbe essere loro utile una volta tornati in libertà.” Una proposta che francamante ci sentiamo di condividere.