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I dati sugli italiani
Otto su dieci affermano di essere disposti ad effettuare esami di prevenzione. Il 65% sostiene che, in caso di bisogno, vorrebbe anche un aiuto esterno per assistere il proprio caro. Più del 57% però non sa che esistono trattamenti innovativi contro la patologia oltre l’utilizzo di farmaci. Questi sono i dati di una survey condotta da Senior Italia FederAnziani che insieme a ASI (Associazioni Sportive Sociali Italiane) e Vitattiva patrocina il nuovo progetto e-MemoryCare.
Il nuovo progetto e-MemoryCare
Si tratta di una innovativa metodica che ricorre all’uso delle nuove tecnologie informatiche e web per contrastare le demenze. Attraverso una piattaforma digitale e quattro diverse App sono creati degli appositi esercizi per “allenare” il cervello delle persone a rischio. Sono interventi che agiscono su diverse sfere (mnemonica, conoscitiva, sociale, comportamentale e relazionale) con l’obiettivo di rallentare il declino cognitivo che è alla base delle varie forme di demenza. Il progetto parte a Milano nelle strutture sanitarie del Centro Medico Santagostino.
10.000 pazienti coinvolti
Contemporaneamente prende via anche a Roma e provincia nei 23 Centri Diagnostici del gruppo Artemisia Lab. In totale saranno coinvolti 10.000 pazienti, divisi equamente nelle due principali città italiane, che potranno così accedere gratuitamente al nuovo trattamento. Presto la metodica sarà estesa ad altre città della Penisola mentre è già attivo il portale ememorycare.it.
Sono distribuiti degli opuscoli informativi ed è prevista un’attività di promozione sui principali social media. La nuova iniziativa viene presentata oggi a Roma, presso l’Auditorium del Ministero della Salute, alla presenza degli Onorevoli Marcello Gemmato (Sottosegretario di Stato alla Salute) e Claudio Barbaro (Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica). Il progetto e-MemoryCare si avvale di un Advisory Board scientifico che riunisce psicologi, psichiatri, neurologi, nutrizionisti, fisiatri, cardiologi, neuropsicologi ed economisti. E’ sostenuto e promosso da SIN (Società Italiana di Neurologia), CNOP (Consiglio Nazionale Ordine Psicologi), SINPF (Società Italiana di Neuropsicofarmacologia), FIMMG (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale), SUMAI ASSOPROF (Sindacato Unico Medicina Ambulatoriale Italiana e Professionalità dell’Area Sanitaria) e la FNOPI (Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche).
Cos’è la demenza
“L’Italia è uno dei Paesi più anziani dell’intero Pianeta – sottolinea il prof. Alessandro Padovani, Presidente Eletto della Società Italiana di Neurologia e Direttore della Clinica Neurologica e della Scuola Specialità in Neurologia dell’Università di Brescia -. La demenza è una malattia neurodegenerativa che può insorgere già tra i 40 e i 60 anni ma senza dubbio interessa maggiormente la terza età. Compromette in modo più o meno grave l’attenzione, la memoria, il linguaggio, il pensiero, la percezione, le capacità esecutive, la velocità di elaborazione, il ragionamento e l’apprendimento. Il declino cognitivo è una condizione sempre più diffusa, dal momento che cresce costantemente l’età media della popolazione”.
Come funziona e-MemoryCare
“Abbiamo progettato diverse tipologie d’esercizi che vanno a stimolare la sfera conoscitiva, affettiva, sociale, comportamentale e relazionale del paziente – sottolinea Marianna Messina, Project manager Senior Italia Team Leader e-MemoryCare e ideatrice della metodica -. E’ un trattamento non invasivo che si pone in primis l’obiettivo di mettere la persona al centro. Al momento non esistono terapie in grado di risolvere in modo definitivo il sempre più grave problema del declino cognitivo. Possiamo però salvaguardare il benessere psico-fisico dell’anziano anche grazie ad e-MemoryCare”.
“E’ una modalità innovativa d’intervento e può fornire ottimi risultati – aggiunge il prof. Claudio Mencacci, Presidente della Società Italiana di Neuropsico-Farmacologia e Copresidente Società Italiana di Psichiatria Geriatrica -. Sfruttando le ultime tecnologie è in grado di creare un contatto diretto e proficuo tra i pazienti e i medici. Assicura risparmi rilevanti all’intero sistema sanitario nazionale in quanto previene ricoveri e interventi nelle strutture di degenza. Solo per l’Alzheimer le ospedalizzazioni e l’accesso ai servizi socio-sanitari incidono per il 25% sui costi diretti della malattia”.
“Può inoltre sostenere concretamente e quotidianamente parenti e caregiver nella loro difficile opera di aiuto – sottolinea il prof. David Lazzari, Presidente Nazionale Ordine Psicologi -. Le forme più gravi di demenza, in particolare la malattia di Alzheimer, creano forti disagi anche a chi è costretto a viverle indirettamente. Difficoltà materiali nella vita di tutti i giorni, preoccupazioni costanti, senso di disagio e impotenza sono molto frequenti. E’ fondamentale perciò fornire anche ai caregiver trattamenti curativi efficaci e, soprattutto, di facile utilizzo”.