Sempre più laureati senza occupazione:
Da un paio di giorni è apparso infatti su internet, in uno dei siti gratuiti più cliccati per la ricerca di offerte di lavoro, l’annuncio di un giovane disoccupato che riporta le testuali parole: “Vendo laurea causa inutilizzo. Un ritaglio di carta rettangolare utile se non altro a seguito di esigenze corporali per l’igiene intima”.
Lo sconfortato autore della protesta è Stefano Lento, un giovane disoccupato di 26 anni laureato in architettura, stanco di stage poco o per nulla retribuiti o con al massimo un rimborso spese che varia dai 200 ai 300 euro.
Ad illustrare esattamente quale sia invece il “prezzo” di anni di fatiche e di studio è l’annuncio (pubblicato sempre su internet) di Roberta, una ragazza di Parma: “Causa inutilizzo vendesi laurea in Lettere a un euro. Pregevole pergamena di cm 56 x 28, conseguita nel marzo 2010 e recapitatami a casa soltanto 2 mesi fa. Mai utilizzata, può abbellire il vostro ufficio. Possibilità di asporto del nome e della data e di personalizzazione”.
Parole nella sostanza amare, che ironicamente rendono perfettamente l’idea di come per i laureati senza occupazione sia deprimente andare avanti non potendo investire su professioni compatibili con i rispettivi titoli di studio, in una condizione generale che svilisce la laurea del suo valore più autentico, nonché il concetto stesso di meritocrazia.
Finita l’equazione laurea = posto fisso:
Per questo motivo ai giovani Dottori disoccupati, oltre ai dati Istat, non saranno certamente di conforto le recenti dichiarazioni del Ministro dell’Economia Giulio Tremonti: “in passato la laurea significava automaticamente posto fisso. Poi il mercato è cambiato, sono entrate India e Cina, e ora laurea uguale posto fisso è diventata un’illusione”.
Illusione che, tuttavia, considerando la fuga dei cervelli di cui è protagonista l’Italia non giustifica i tagli agli investimenti attualmente in corso nel mondo dell’Università, della scuola e della ricerca, risultando di conseguenza poco credibile. Quella della disoccupazione è una piaga dai risvolti e dalle conseguenze su cui, in fondo, c’è poco, da ironizzare.
È di poche ore la notizia secondo cui in Puglia un giovane di 38 anni, laureato in economia e commercio, si è ucciso molto probabilmente perché disoccupato, gettandosi da un treno in corsa. La sua ultima occupazione temporanea era stata in un call center, ma dal dicembre 2009 l’uomo non era riuscito a trovare nessun altro tipo di impiego. Nessuno lo avrebbe sentito parlare di suicidio, ma ascoltando le dichiarazioni di parenti ed amici la polizia ritiene che sia stata proprio la preoccupazione per il mancato lavoro a spingerlo al gesto estremo, ossia la depressione per la mancanza di un’ occupazione fissa.
Quasi contemporaneamente un precario della scuola di 51 anni, Filippo La Spisa, a Palermo minacciava di buttarsi dal quarto piano della sede dell’ufficio scolastico provinciale dopo aver saputo che quest’anno non avrebbe avuto alcun incarico lavorativo. L’uomo, padre di quattro figli, dopo esser stato convinto a scendere ha detto: “ormai sono disperato, ho lavorato per 42 mesi come precario nella scuola ma ora sono il numero 899 in graduatoria e non ho alcuna speranza di ricevere l’incarico per quest’anno.”