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Cie di Ponte Galeria: inadeguato ed inumano

Nella giornata di oggi lunedì 15 Novembre, l’associazione onlus Medu (Medici per i diritti umani) che ha come scopo principale la tutela dei diritti e della salute dei più deboli ha presentato il terzo rapporto sul più grande centro d’identificazione ed espulsione d’Italia, vale a dire quello di Ponte Galeria, a Roma.
All’ interno di questo rapporto sono state raccolte moltissime testimonianze di immigrati che sono passati per quelle mura nel periodo compreso tra il 2009 ed il 2010, ed il quadro complessivo che ne emerge non è certo edificante; in base a quanto raccolto dal Medu infatti si desume che il Cie di Ponte Galeria è “inadeguato a tutelare la dignità delle persone trattenute e a garantirne i diritti fondamentali, inefficace nell’identificazione e il rimpatrio dei trattenuti anche dopo il prolungamento dei tempi di trattenimento, ed è inumano, in quanto percepito da molti degli internati ben peggio di un carcere.”

 

I problemi del Cie di Ponte Galeria:

Inoltre, si legge sempre dal rapporto Medu, all’interno del centro “persiste la mancanza di un adeguato collegamento con le strutture pubbliche esterne che si traduce in un difficile accesso alle cure specialistiche e agli approfondimenti diagnostici”; al riguardo è importante sottolineare come, per la maggior parte degli intervistati, la situazione più drammatica sia proprio quella sanitaria.
L’assistenza medica è infatti ritenuta insufficiente e, all’interno del rapporto, si fa anche riferimento ad un uso piuttosto consistente di psicofarmaci cui vengono sottoposti gli immigrati che transitano nel centro. A finire nella critiche del rapporto di Medici per i diritti umani vi è anche la fisionomia del centro stesso che avrebbe “l’aspetto di una struttura penitenziaria” caratterizzata per lo più da protezioni per evitare la fuga e da sbarre tipiche delle strutture carcerarie.  
In passato avevamo parlato in termini generali, dalle pagine di questo giornale, dei centri di identificazione ed espulsione presenti nel territorio italiano (Centri Identificazione ed Espulsione: polveriera italiana ); ricordiamo che, con una capienza di 364 posti, Ponte Galeria è il più grande Cie di Italia e che la media di presenze relative agli immigrati trattenuti è di 270. Circa l’80% delle persone internate nel centro proviene dal carcere o è vittima (per quanto riguarda le donne) della tratta della prostituzione; le nazionalità più rappresentate sono quella rumena, serba, ucraina e maghrebina.
Sempre dal rapporto Medu emerge un altro dato interessante che sottolinea come l’incertezza sia avvertita quale elemento di maggior disagio all’interno del centro; il non avere infatti sicurezza sulla durata del transito presso il Cie né tantomeno sulla propria sorte, porta inevitabilmente a condizioni di disagio che spesso sfociano in gesti di insofferenza piuttosto plateali; le numerose proteste, i disordini scoppiati ed i ripetuti atti di autolesionismo da parte dei trattenuti presso il Cie ne sarebbero la testimonianza più esemplificativa. 

 

Gli altri Centri di Identificazione ed Espulsione d’Italia:

Tutti questi problemi, è bene sottolinearlo, non sono prerogativa esclusiva del centro di Ponte Galeria, e lo si evince da uno uno sguardo più ampio che il rapporto Medu getta sui Cie di tutta Italia mettendone anche in risalto quello che dovrebbe essere lo scopo di tali strutture: “gli stranieri trattenuti in Italia – si legge nel rapporto – nel corso del 2009 sono stati complessivamente 10.913, dei quali solo il 38 per cento è stato effettivamente rimpatriato. Una percentuale che risulta addirittura inferiore a quella del 2008 (41 per cento). Per quanto riguarda i primi nove mesi del 2010, il numero di trattenuti e la percentuale di rimpatri (43 per cento) nel centro di Ponte Galeria, risultano rispettivamente diminuito (-35 per cento) ed invariata se comparati all’omologo periodo del 2009. Questo evidenzierebbe, tra l’altro, l’inutilità del prolungamento a 180 giorni dei termini massimi di trattenimento”.
In sostanza, la presenza dei Cie sarebbe piuttosto irrilevante nel cercare di contrastare il fenomeno dell’irregolarità; di conseguenza, conclude il Medu tirando le somme sul ruolo effettivo dei Cie, “esclusa un’efficacia degli scopi dichiarati (vale a dire proprio l’identificazione e l’espulsione degli stranieri in condizioni di irregoilarità), rimarrebbe per queste strutture la funzione di strumento punitivo emblematico di una politica di contrasto all’immigrazione clandestina basata su un approccio esclusivamente securitario”.

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