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Cosa sono le cellule staminali
L’importanza delle cellule staminali deriva proprio da questa loro caratteristica intrinseca di avere un destino non ancora stabilito: non avendo una funzione ben precisa le staminali possono originare vari tipi di cellule diverse attraverso un processo noto come “differenziamento”.
Le cellule staminali possono inoltre riprodursi in maniera sostanzialmente illimitata andando, al tempo stesso, a dare vita ad altre staminali oltre che a cellule precursori che andranno successivamente a differenziarsi e a dar vita a tessuti ed organi: le cellule staminali possono essere totipotenti (danno vita a tutti i tessuti), pluripotenti (possono generare solo alcuni tessuti) e unipotenti (possono dar vita danno vita solo ad un tipo di cellula).
Vi è poi un’ulteriore differenza tra: cellule staminali fetali (sostanzialmente ricavate da aborti); cellule staminali embrionali (si trovano nella regione interna dell’embrione prima che si sia attaccato alla parete dell’utero; sono a loro volta divise in autologhe ed eterologhe); cellule staminali cordonali (presenti nel sangue del cordone ombelicale); e cellule staminali adulte, le cui capacità non sono illimitate e tendono a decadere con il venir meno dei tessuti e degli organi.
Sperimentazione controllata per 18 mesi
Fatta questa breve premessa torniamo a parlare del provvedimento approvato dal Senato: tra le novità principali, quella che prevede la sperimentazione per un massimo di 18 mesi dell’uso di cellule staminali mesenchimali (appartenenti alla categoria delle staminali adulte) “nell’ambito di sperimentazioni cliniche controllate, effettuate presso strutture pubbliche”.
Chi ha già avviato la cura con il metodo Stamina (somministrazione di un “cocktail” di cellule staminali ideato da Davide Vannoni, fondatore della Stamina Foundation, e che porterebbe giovamento su alcuni pazienti affetti da patologie attualmente non curabili) potrà proseguire la terapia.
Questo punto è stato alquanto dibattuto nell’ultimo periodo: tutto è nato a seguito di un servizio andato in onda all’interno della trasmissione ‘Le Iene’ e nel quale veniva presentato il caso di Sofia, una bambina con una malattia neurodegenerativa non curabile che, secondo i genitori, avrebbe tratto giovamento proprio dal metodo Stamina.
Sperimentazioni cliniche con cellule staminali
Ebbene, in base al provvedimento passato al Senato coloro che come Sofia hanno già iniziato il trattamento potranno proseguire le cure; “in via eccezionale e sotto “stretto monitoraggio clinico”, come ha tenuto a precisare il ministro Renato Balduzzi.
Inoltre, sempre all’interno del provvedimento è previsto che, per i prossimi 18 mesi, sarà possibile allargare il numero di pazienti senza dover ricorrere al giudice e nell’ambito di “sperimentazioni cliniche controllate presso strutture pubbliche” e con medicinali preparati in “idonei” laboratori. Per tali medicinali la metodologia non potrà essere utilizzata per chiedere ed ottenere l’immissione in commercio, e ciò per evitare rischi di speculazioni economiche sulla terapia.
Questo in sintesi il provvedimento approvato al Senato e che ora deve passare alla Camera; tale provvedimento ha, come ovvio, suscitato reazioni contrapposte e provocato una divisione tra chi ripone ampia fiducia nelle staminali e chi, viceversa, non vorrebbe favorire la diffusione di questa cura la cui efficacia non è mai stata scientificamente provata con certezza.