I diversi tipi di cassa integrazione:
Come noto vi sono vari tipi di cassa integrazione; le più comuni risultano essere quella ordinaria (richiesta a fronte di eventi transitori come una crisi temporanea del mercato), quella straordinaria (richiesta in caso di crisi di particolare rilevanza settoriale o territoriale) e quella in deroga, cioè aperta ad imprese e cooperative fino a 15 lavoratori.
E’ proprio la quota delle aziende e dei lavoratori che utilizza lo strumento della Cassa in deroga che continua ad essere alta (oltre 33 milioni di ore) ad indicare come il sistema delle piccole imprese, di tutti i settori, sia ancora molto colpito dagli effetti della crisi poichè essa assorbe il 39% di tutte le ore autorizzate.
Come emerge sempre dal suddetto Rapporto, rispetto a Giugno rimane invece stabile la cassa Ordinaria (27 milioni di ore) mentre è sempre alta ed in crescita (+26%) la cassa straordinaria (oltre 52 milioni di ore). Quest’ultimo dato potrebbe indicare o che alcune aziende terminato il periodo di cassa ordinaria fruiscono ora di quella straordinaria o, peggio, che alcune crisi sono ormai strutturali.
Tuttavia per comprendere in che modo la crisi impatti sulle nostre realtà locali occorre considerare il dato territoriale relativo nello specifico a province e regioni. In particolare tra i dati regionali impressiona quello relativo alla Puglia, che vede un aumento di ore autorizzate pari a +215 % con il coinvolgimento di oltre 60.000 lavoratori, moltissimi dei quali in cassa straordinaria.
Crescite preoccupanti si registrano anche per Marche, Liguria e Veneto. Altissimo è poi il dato assoluto di ore autorizzate in Lombardia (25 milioni), Puglia (15 milioni), Piemonte (14 milioni) e ancora Veneto (10 milioni).
Tra le città spicca Taranto, con oltre 10 milioni di ore di cassa (quasi tutta “straordinaria”), seguita da Crotone, Benevento, Cuneo, Gorizia, Macerata, La Spezia, Messina, Trapani, Foggia: le province che fanno registrare la crescita più alta sul mese di Giugno. Sempre Taranto, dato ancor più sorprendente, risulta poi essere la provincia più “cassaintegrata” anche per numero assoluto di ore autorizzate, seguita da Milano e Torino.
Il Mezzogiorno è l’area con più necessità:
Dalla lettura di questi dati, e in particolare dei numeri relativi alla cassa integrazione, si evince quindi come la crisi del tessuto produttivo del Paese sia ancora in corso, con conseguenze negative per tutti quei lavoratori che utilizzano ammortizzatori sociali di fatto inferiori economicamente al salario percepito e percepibile, spesso non sufficienti a mantenerne un adeguato livello di vita.
Come informa la UIL rimangono infatti aperti due grandi problemi: la capacità del sistema di accompagnare le persone coinvolte dalla crisi verso il rientro in azienda o verso un altro lavoro (con adeguate ed efficaci politiche formative e di orientamento); e l’urgenza di politiche straordinarie per le aree più deboli del Paese e, in generale, per il Mezzogiorno: l’area più esposta alla crisi e, purtroppo, quella più in ritardo nel cogliere un’auspicabile ripresa.