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Nel primo anno di sperimentazione furono 520mila a richiedere la tessera, un po’ pochini a fronte delle intenzioni del Ministro; in ogni caso il Governo decide di riprovare nonostante le polemiche e le mirabolanti avventure accorse ai detentori della Social Card. Rispolverando i giornali di 3 anni fa ci siamo imbattuti nella storia di Maria Pia, una signoradi Viareggio:
“Avevo il Dixan in mano, anche una confezione di orzo e una scatola di tonno ma mi è venuto un presentimento: vuoi vedere che non funziona? Allora ho preso la tessera e ho chiesto alla commessa di digitare i numeri, io non vedo bene. Non era stata caricata. Avevo i soldi stretti nell’altra mano, già tutti contati, e glieli ho dati e così è finita. Non l’ho più usata”.
Infatti è bene precisare che la tessera azzurra ha tra i suoi vantaggi quello di essere anonima, o almeno così commentò Silvio Berlusconi il giorno dell’inaugurazione della campagna dei 40 euro mensili ai bisognosi d’Italia: “E’ anonima naturalmente per non creare imbarazzo”.
Anche in questo caso, una breve ricerca basta a capire che non sempre l’anonimato è garantito e l’imbarazzo evitato come avvenne a quel signore anziano di Roma, in fila al supermercato, cassiera indaffarata: “Ha per caso la social card?”. Il no è asciutto e risentito. “Scusi, ma era per capire come pagava”.
Quante Social card senza soldi: troppe richieste
La Social Card, il circuito Mastercard; protagonisti di una favola, una strisciata e via. La pensionata indigente che alla cassa del panificio, come Pretty Woman o una moderna Cenerentola, apre il borsello, non tocca i soldi sporchi, ma sfila la carta di credito. Un secondo magnetico se la carta è piena. Se è vuota, e lo erano un terzo delle circa 500 mila distribuite nel primo anno, la pensionata ritorna Cenerentola.
A fronte di 520mila domande presentate dopo ore di fila davanti ai 9 mila uffici postali (con l’obiettivo di avere il bonus di un mese prima del 31 Dicembre e quindi di vedersi accreditare 120 euro anzichè 80 come base di partenza), l’Inps dichiarò il 30 dicembre 2008 di aver caricato appena 330.000 tessere. Insomma, prima si richiede di certificare la propria povertà per poi, in molti casi, esibirla.
Una guerra tra poveri che raggiunge il suo limite estremo in casi come quello riportato da un dispaccio Ansa dell’epoca: un uomo a Catania venne ricoverato (coma farmacologico) in ospedale a seguito di furiosa lite, generata “dalla discussione per l’ottenimento della Social Card”. Giovanni Spatola, imbianchino di 47 anni, si è costituito ai carabinieri confessando di aver fracassato il cranio del conoscente con una chiave inglese. Chi dei due doveva ottenere la Social Card?
In seguito alle polemiche, nel 2009 la Social Card viene perfezionata con l’accreditamento delle somme effettuato dal bimestre corrente e non più dal successivo, inoltre viene previsto l’incremento delle soglie di accesso al beneficio, ciò per tener conto dell’aumento dei prezzi; disposta la cancellazione del requisito di incapienza, ovvero delle persone con reddito la cui imposta netta, ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, risulta pari a zero; data la possibilità di utilizzare la Card per prodotti farmaceutici e parafarmaceutici.
Le nuove disposizioni consentono di intestare la carta acquisti a una persona di fiducia come, ad esempio, chi esercita la potestà sui beneficiari del bonus che hanno impedimenti di natura fisica o mentale. Inoltre, le regioni e le provincie autonome, nonché gli enti locali, nel rispetto della destinazione del Fondo speciale per la carta acquisti, possono decidere di integrarlo vincolando l’utilizzo dei propri contribuiti a specifici usi a favore dei residenti nel proprio ambito di competenza territoriale.
In molti hanno parlato di flop anche a causa degli alti costi della Social Card; parliamo dei costi di produzione della tessera, di circuito, di pagamento e di ricarica. La produzione fisica della tessera costa circa 50 centesimi a pezzo (costo fornito dagli emittenti), il circuito di pagamento chiede una percentuale all’esercente, che in media è circa del 2% del pagamento stesso.
Per quanto riguarda la ricarica, le commissioni normalmente applicate dalle Poste non sono certo esigue perché ammontano a 1 euro a ricarica. Quindi per ogni carta sono 6 euro annui che lo Stato dovrebbe pagare: in ogni caso, applicando ad esempio un costo di 10 centesimi a ricarica, lo Stato comunque versa a Poste italiane circa 800 mila euro in un anno.
Tirando le somme, senza considerare i costi delle lettere inviate agli italiani (ancora una volte le Poste ringraziano), circa 7,5 milioni di euro si perdono lungo il tragitto che porta i 40 euro al mese nelle tasche delle famiglie.
Con i tagli previsti dalla manovra finanziaria per il 2011 l’esperienza della Social Card sembrava essere avviata al tramonto. A questo proposito lo scorso 4 febbraio il Governo è stato chiamato a chiarire durante il question time; in quest’occasione il ministro Elio Vito ha chiarito che sono ancora disponibili per il programma Carta Acquisti circa 487 milioni di euro.
“In particolare, a fronte delle erogazioni già effettuate alla data del 31 dicembre 2010 restano disponibili risorse per un ammontare complessivo di circa 680 milioni di euro che al netto della somma di circa 193 milioni di euro residua della donazione destinata esclusivamente ai beneficiari della Carta Acquisti utilizzatori di gas naturale o Gpl, portano gli stanziamenti complessivi ancora disponibili”.
In conclusione, a normativa vigente, con le citate risorse disponibili nel Fondo Carta Acquisti, il ministero dell’Economia stima che il programma potrebbe proseguire per tutto l’esercizio finanziario 2012.