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Gli altri esperimenti del 2013 e del 2014:
Fu poi il turno della nuova carta acquisti, nel 2013: il provvedimento divenne sperimentale in 12 grandi città italiane e prevedeva la concessione di un sostegno affiancata da un percorso per il reinserimento nel mondo del lavoro con il supporto dei Servizi Sociali.
Nel 2014 si arriva a lanciare la nuova Social Card: o meglio, la carta acquisti come fu chiamata. Il provvedimento distingueva tra social card ordinaria e straordinaria.
Adesso, a distanza di 3 anni da quell’ennesimo tentativo, lo Stato ci riprova. Si parla questa volta di carta Sia, ovvero sostegno di inclusione attiva che ricalca quanto già sperimentato in passato nelle 12 grandi città italiane.
La carta Sia: si parte a settembre 2016
Cos’è la carta Sia? Si tratta di una carta di pagamento elettronico, proprio come la Social Card, destinata a famiglie in difficoltà economica. Verrà caricata con 80 euro mensili per un massimo di 400 euro a nucleo familiare.
È destinata ovviamente a chi ha un indice Isee sotto i 3.000 euro (la prima Social Card di Tremonti era più inclusiva, si parlava di reddito Isee di 6.000 euro) e aderisce a un progetto personalizzato di inserimento sociale finalizzato quindi alla ricerca di un’occupazione e altri parametri.
La carta girerà su circuito Mastercard e potrà essere utilizzata per acquisti nei supermercati, farmacie, alimentari o per avere sconti sulle bollette energetiche.
Una volta a regime il provvedimento costerà allo Stato, nel 2016, circa 750 milioni; l’obiettivo dichiarato dal Governo è di arrivare a raddoppiare nel 2017.
Critiche alla Sia:
Contro questo provvedimento si sono schierate già associazioni a difesa dei consumatori, come il Codacons che l’ha definito un piccolo passo insufficiente; o la Caritas.
Per quest’ultima, facendo riferimento a quanto già sperimentato nelle 12 grandi città italiane nel 2013, il report del ministero del Lavoro non avrebbe chiarito quanto gli enti locali siano riusciti a creare progetti personalizzati.
Si parla di quei progetti che sono alla base del funzionamento di questo provvedimento, tesi a impegnare le familgie beneficiarie nella ricerca di un lavoro, nel raggiungimento di obiettivi di istruzione quale frequenza scolastica, o sanitari (vaccinazioni ecc….). Sempre secondo la Caritas poi per contrastare la povertà non basterebbero i fondi previsti ma servirebbero circa 7 miliardi.
In definitiva questo nuovo provvedimento del governo a sostegno delle famiglie indigenti nasce già sotto il segno della polemica; e rischia di rivelarsi poco più di un brodino caldo. Proprio come i suoi predecessori Social Card e carta acquisti.