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Accedere alle cure con la cannabis terapeutica:
A seguito di quel decreto del ministero della Salute datato 2007 le Regioni ebbero facoltà, come sempre in materia sanitaria, di agire in modo indipendente dotandosi di una propria legge sull’erogazione della cannabis medica. Si è tuttavia proceduto in modo scomposto e disomogeneo e non tutte lo hanno fatto.
Nelle regioni dove la legge è stata approvata è possibile curarsi con farmaci cannabinoidi i cui oneri sono a carico del sistema sanitario regionale. E gli oneri come detto non sono da poco perché, ad oggi, il farmaco deve essere necessariamente importato dato che ne è ancora vietata la produzione.
Ecco quindi che il medico della Asl deve prescrivere il farmaco a base di cannabis facendo esplicita richiesta di importazione dall’estero. Richiesta che passa anche dal ministero della Salute che può fornire o meno il nullaosta.
Come facile intuire, si tratta di un meccanismo piuttosto farraginoso, lungo e costoso (ad oggi una fiala di farmaco cannabinoide può arriva a costare fino a 900 euro) ed è alla base del fatto che, ad oggi, sono pochissimi i malati che, pur avendone diritto e bisogno, riescono ad accedere alle cure con farmaci a base di cannabis.
Produrre in Italia il farmaco a base di cannabis:
Con la decisione di produrre il farmaco in Italia, pur se all’interno di un progetto pilota circoscritto, la situazione potrebbe sbloccarsi; la novità non ha nulla a che vedere con la liberalizzazione delle droghe leggere, come lo stesso ministero ha tenuto a precisare, ma sarà circoscritta esclusivamente alle finalità curative che la cannabis ha in alcune patologie.
La produzione inizierà a partire dall’estate del 2015 e potrebbe attestarsi in 1 quintale di cannabis terapeutica prodotta annualmente: questi i numeri forniti dallo stesso Istituto Farmaceutico militare di Firenze.
Ultime scoperte sulla cannabis:
Intanto, il dibattito sull’utilizzo della cannabis per finalità curative continua a impazzare e, soprattutto a dividere: detto già in passato di quelle che dovrebbero essere le capacità curative del farmaco a base di cannabis (leggi: Cannabis terapeutica: storia di chi assume il farmaco), si continua a studiare la materia per trovare ulteriori supporti scientifici.
E, in taluni casi, nuovi campi d’utilizzo della cannabis e dei suoi derivati; come l’olio di cannabis, il cui uso è da un po’ di tempo sotto la lente di ingrandimento di scienziati e ricercatori.
O come una recente scoperta di un gruppo di ricercatori dell’Università de L’Aquila in collaborazione con i colleghi di Teramo e del Campus Biomedico di Roma che ha fatto emergere come il tartufo contenga grandi quantità di un cannabinoide simile a quello presente nella cannabis (Tartufi come cannabis: ricercatori italiani scoprono la ‘molecola del piacere’).
In sostanza quello dell’utilizzo della cannabis per finalità curative disparate è un mondo in continua evoluzione e un tema da seguire a fondo dato che, anche in Italia, potrebbe portare novità sostanziali fino a poco tempo fa nemmeno lontanamente immaginabili.