In questo articolo parliamo di:
Direttive a medici e farmacisti sull’uso:
È tutto contenuto in un documento del Ministero della Salute finalizzato a fornire chiarimenti per medici e farmacisti dopo che, da qualche mese, è arrivata in commercio nelle farmacie italiane la cannabis Fm-2 per finalità curative.
Le indicazioni riguardano prima di tutto modalità di produzione e distribuzione: il farmaco in questione deriva da un progetto sperimentale, quello lanciato nel 2014 e che prevedeva coltivazione e produzione della sostanza presso lo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze.
Dopo circa un paio di anni la cannabis cosiddetta Made in Italy è arrivata finalmente nelle farmacie; a inizio 2017 per la precisione.
Si tratta di cannabis coltivata e preparata seguendo le norme previste dall’Ue in materia di sostanze attive per la produzione di medicinali.
Accedere al farmaco a base di cannabis:
Le precisazioni arrivate dal Ministero della Salute hanno specificato che le preparazioni a base di cannabis Fm-2 possono essere prescritte da qualsiasi medico abilitato e iscritto all’ordine professionale.
Per quanto riguarda la possibilità di accedere al farmaco a carico del Servizio Sanitario Nazionale, quindi tramite ricetta rossa per non pagarlo, la questione cambia da regione a regione.
Questo perchè l’accesso alla cannabis terapeutica è su base regionale, come tutte le questioni inerenti la Sanità. E da questo punto di vista ogni regione va a legiferare autonomamente.
Altro aspetto fondamentale, il decreto del 9 novembre 2015 in materia di cannabis per uso medico ha sancito che le varie regioni debbano annualmente fornire all’ ISS, Istituto Superiore della Sanità, i dati sui pazienti trattati con la cannabis anche per capirne tempi di trattamento e reale efficacia.
Ecco quindi che al momento della prescrizione del farmaco, ogni medico deve riempire l’apposito modulo con i dati del paziente.
Patologie curabili con la cannabis e posologia:
Nel documento rivolto a medici e farmacisti si specifica quanto già stabilito dalla legge, ovvero le patologie per le quali la cannabis può essere utilizzata.
Si parla soprattutto di terapia del dolore per placare sintomi ed effetti collaterali dovuti a chemioterapia, radioterapia o terapie per Hiv. In aggiunta a questo la cannabis medica può tornare utile come stimolante dell’appetito in pazienti anoressici, malati di tumore o affetti da Aids; o avere effetti curativi per la pressione arteriosa nel glaucoma.
L’assunzione della cannabis può avvenire per via orale; tramite inalazioni con vaporizzatore; o come decotto. Il dosaggio è a descrizione del medico che la prescrive.
Controindicazioni ed effetti collaterali della cannabis:
E le controindicazioni ci sono? Sembrerebbe proprio di si. Come d’altra parte per ogni farmaco. Si parla soprattutto di alterazioni mentali, riscontrabili in soggetti giovani e quindi ancora in fase di sviluppo cerebrale.
E poi non è consigliabile assunzioni per pazienti con disturbi cardio-polmonari, ipertensione, sincope e tachicardia; così come per chi soffre di insufficienza epatica o renale.
Stessa cautela per le donne in attesa o in fase di allattamento, così come per tutti i soggetti in cura con farmaci ipnotico sedativi, antidepressivi. Gli effetti indesideratidella cannabis possono essere soprattutto insonnia, tachicardia, crisi di panico, alterazione dell’umore.
Da evitare poi di assumere il farmaco a base di cannabis in concomitanza con l’alcol, che ne può amplificare gli effetti indesiderati.
Alterazione psicofisica e dipendenza:
Importante specificare che l’uso di farmaci a base di cannabis può portare problematiche in termini di antidoping (ci si riferisce ovviamente agli sportivi); e controlli previsti dal codice della strada, soprattutto in riferimento a guida in stato di alterazione psicofisica per uso di sostanze stupefacenti. La cannabis medicinale può inoltre indurre dipendenza.
Detto questo, il Ministero della Salute proseguirà il proprio monitoraggio nei prossimi mesi per sicurezza. Ecco perché tutti gli operatori sanitari devono collaborare fornendo all’Istituto Superiore di Sanità comunicazioni su reazioni riscontrate nei pazienti stessi.