In questo articolo parliamo di:
Monitorare accattonaggio e sfruttamento minorile:
L‘iniziativa partita dal capoluogo calabrese si basa su un monitoraggio delle zone in cui il fenomeno dell’accattonaggio è particolarmente forte, in modo da agire direttamente su territori specifici mettendo in moto, contemporaneamente, meccanismi di rete che consentano di raggiungere un’integrazione del minore, aiutato in base alle problematiche che esso presenta.
Il gruppo di lavoro operativo sarà infatti costituito da Questura, Prefettura, Ministero di Grazia e Giustizia, Tribunale dei Minori, nonché associazioni responsabili del progetto: vale a dire da un’insieme di sinergie attive sul territorio pronte a collaborare per una vera e propria azione sociale, con lo scopo finale di favorire l’integrazione e sviluppare le potenzialità dei singoli per il loro inserimento nella società.
L’integrazione di questi giovanissimi immigrati riguarderà infatti soprattutto il lavoro, la scolarizzazione e la questione abitativa, da raggiungere con l’apporto di specifiche consulenze in materia di mediazione linguistica, legale e consuelling.
“Nonostante le note difficolta’ di liquidita’ – continua l’assessore – che attanagliano gli Enti Locali e non solo il comune di Reggio Calabria, prosegue l’impegno dell’assessorato a favore delle fasce deboli che, in questi anni, ha vissuto un trend positivo anche a fronte dei tagli dei trasferimenti statali e dei mancati trasferimenti regionali patiti durante la scorsa legislatura. La spesa per il sociale in riva allo Stretto, come dimostrano i report elaborati dal Ministero, infatti, è cresciuta: dal 2006 al 2010 questo aumento si attesta intorno al 50%, con particolare riferimento ai progetti per la famiglia ed i minori (per la precisione investimenti triplicati rispetto le altre realtà calabresi, e più alti del 34% in tutto il Meridione)”.
Politiche di integrazione mancanti:
Il merito è anche di tutte quelle associazioni che, sebbene in situazioni di disagio, hanno continuato a prestare la loro opera portando avanti progetti destinati al bene della collettivita’. Iniziative di integrazione come questa si costituiscono sempre come un passo avanti rispetto al passato, soprattutto considerando che è proprio la comunità rumena ad essere penalizzata maggiormente nel nostro Paese: la sua presenza risulta spesso percepita in modo errato dalla popolazione italiana, soprattutto in termini numerici.
Gli immigrati presenti sul territorio soffrono di determinati disagi per la mancanza non solo di mirate politiche di integrazione, ma soprattutto per la presenza di pregiudizi non supportati in alcun modo dai dati statistici ed alimentati in gran parte dai media. Come avevamo illustrato nel nostro precedente articolo (La comunità rumena in Italia), infatti, la comunità rumena è quasi sempre al centro di un’informazione fuorviante, per non dire razzista.