Requisiti per il bonus bebè:
In molti hanno così commesso alcuni errori nell’autocertificazione dei requisiti, indicando ad esempio il reddito “netto” o includendo fra i componenti del nucleo anche familiari non a carico. Sta di fatto che chi non aveva i requisiti di reddito richiesti ora dovrà restituire, anche con una certa fretta, i 1000 euro del bonus ingiustamente incassato: lo stabilisce un emendamento della manovra arrivata nell’imminenza delle vacanze estive e, secondo quanto previsto, i genitori che hanno ricevuto il bonus bebè senza averne diritto avranno tempo tre mesi per restituire le somme che hanno incassato, soprassedendo sulle sanzioni.
In sostanza, non si applicano le conseguenti sanzioni penali e amministrative se essi restituiranno le somme indebitamente percepite entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge: una sorta di condono con tutti i crismi del caso.
C’è da dire che molte famiglie (non tutte, ovviamente) hanno sbagliato in buona fede, pensando cioè che le verifiche fossero state fatte prima dell’invio della lettera personalizzata da parte del Premier; naturalmente ci sarà anche chi ne avrà approfittato dichiarando ad arte un reddito che consentisse di ottenere ugualmente i mille euro di bonus.
Restituzione del bonus bebè:
Ad ogni modo l’Aduc (l’Associazione per i Diritti degli Utenti e dei Consumatori) sostiene che, nei casi in cui siano passati cinque anni esatti dalla riscossione del bonus, la richiesta sarebbe ormai finita in prescrizione. Per evitare cioè la restituzione del denaro sarebbe opportuno inviare al ministero una raccomandata con cui eccepire la prescrizione della richiesta, senza aggiungere altri dettagli, ma solo se si è assolutamente sicuri che siano passati effettivamente i famosi cinque anni.
Nel caso poi della sanzione amministrativa di 3000 euro per falsa autocertificazione, ovvero per coloro che hanno ‘volontariamente’ falsato le carte per accedere al bonus senza averne i requisiti, l’associazione raccomanda di pagare soltanto dopo la pronuncia del giudice, e non in modo immediato come sembrerebbe esortare la lettera del Ministero. Questa volta, a differenza di quella del 2006, tutt’altro che zuccherosa.