I voltagabbana di adesso sono un poco miserelli
In fondo Razzi, Scilipoti e tutti gli altri di questi giorni nostri non fan altro che proseguire, non a tale altezza ovviamente, sul solco tracciato da quei grandi. Certo i voltagabbana di adesso sono un poco miserelli, non hanno la statura dei loro storici esempi, ma d’altra parte neppure si confrontano con dei giganti e difficilmente passeranno alla storia.
E poi andiamoci piano a definire i voltagabbana come traditori. Tutto dipende dalla parallasse. Quello che per gli abbandonati è un traditore per gli altri è convertito, uno che ha aperto gli occhi. Chi direbbe che Saulo di Tarso sia stato un traditore? Eppure lo era, ma è passato alla storia come il primo dei folgorati. Il più famoso e forse l’unico. Magari perché era sulla strada per Damasco. E comunque la sua carriera è stata sfolgorante e solo per un pelo la più grande piazza di Roma non è intitolata a lui.
Cosa occorre per essere un voltagabbana
Ma d’altra parte non si può avere tutto. Per passare alla storia come un grande voltaggabana sono necessarie due condizioni fondamentali e un corollario. Prima condizione far diventare grazie al proprio intervento l’evento epocale e seconda avere un nome evocabile.
Gli eventi di questi tempi, per importanza, sono appena appena sopra la sufficienza e per quanto riguarda il nome giusto quello del dottor Scilipoti si presta alla bisogna. Gli altri sono tragicamente normali: Rossi … Nencini. Più facile accostare a quest’ultimo il nome di Gastone, vincitore di un Giro d’Italia e di un Tour de France, quelli sì eventi storici.
Il corollario riguarda la pecunia e l’unico che può vantare un importo memorabile è Giuda: trenta denari. Un bel numero tondo tondo e mediatico al punto giusto, tanto che al confronto i tre milioni di cui si dice per l’ex senatore De Gregorio appaiono la paghetta per un rubagalline. Al dunque viva i voltagabbana, ma attenzione, che siano quelli buoni, diffidate dalle imitazioni.