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Papa Francesco, il portafogli e il conto dell’albergo:
Poi ha proseguito con il pagare il conto della camera dell’albergo che ha occupato durante l’ultima assemblea planaria della ditta che da quelle parti si chiama conclave. Il mondo così ha scoperto che Papa Francesco, come quasi tutti, possiede il portafoglio. Che tutto sommato è una gran bella novità.
I predecessori spostavano miliardi ma senza mai sporcarsi le mani. Forse non sapevano nemmeno come era fatto il denaro che maneggiavano con nonchalance. L’unica domanda è: chissà se lo porta, il portafoglio, nella tasca posteriore dei pantaloni- o se gira magari all’americana, senza portafoglio, tenendo le banconote ben piegate a metà, a mazzetta, nella tasca laterale destra. Su questo bisognerà indagare.
Quindi ha proseguito rifiutando di mettersi le scarpette rosse, forse pensando che sono più appropriate per Cappuccetto Rosso e che tutto sommato andare in giro con quelle era anche un po’ ridicolo. Il che depone senz’altro a suo favore: ha dimostrato di avere uno spiccato sense of humor.
Che bisogna essere dei fini umoristi per mettere in ambascia le guardie svizzere ed i gendarmi sgusciando dagli uffici vaticani senza preavviso o sbracciandosi dalla papa-mobile per afferrare bimbi da baciare al volo o scambiare la papalina con quelli che lo aspettano in piazza. Che tra l’altro deve essere un bel costo per le casse vaticane se ad ogni uscita ce ne rimettono una…
Le telefonate di Papa Francesco:
Infine ha preso a usare il telefono, e fa tutto da solo. Telefona al calzolaio, alla donna che decide di non abortire, all’uomo a cui hanno ucciso il fratello e già prima aveva telefonato ad un ragazzo del Veneto. E magari sono molte di più di quelle che i giornali riescono ad acchiappare. O che un abile agenzia di public relations riesce a mettere in circolo. Forse Francesco usa ancora quegli eleganti, cari, vecchi apparecchi analogici con la rotella e la lunga cornetta che hanno ancora un bel fascino piuttosto che uno di quegli orrendi cellulari che fanno tanto status symbol. Tutto sommato lui non ne ha bisogno. E questo per la parte piccole cose.
Quando invece vuol fare le cose in grande Francesco si occupa della pace nel mondo. Cosa da far tremare i polsi dei più duri visto che in giro ci sono una settantina di guerre di cui nessuno si occupa. Però per quella che si sta sviluppando nelle vicinanze ecco che vale la pena di impegnarsi e allora lancia la giornata del digiuno per la pace.
Che non è un’idea originale visto che sul tema e nella stessa città si è già esercitato Marco Pannella con risultati mediocri. E che comunque un uomo su sette, 925 milioni per l’esattezza, pare che il digiuno lo pratichino quotidianamente.
Non che i papi siano sempre stati pacifisti ma da un centinaio d’anni, per lo meno formalmente, le armi e le guerre non gli piacciono più tanto. Questo almeno fino a quando non si apriranno tutti i cassetti dello Ior. Che quel giorno ci sarà da divertirsi perché si potrebbe avere la prova provata della differenza che corre tra gli atteggiamenti e i comportamenti.
A quando i fatti di media importanza?
Quindi ad oggi gli estremi sono coperti: le piccole azioni per dimostrare che il Papa se la sa cavare come tutti con gli elettrodomestici e le grandi questioni mondiale per dimostrare che c’è continuità con i precedenti.
All’appello mancano le cose di media importanza quelle che non sono così piccole come una telefonata personale e neppure così grandi da coinvolgere l’intero mondo. Magari varrebbe la pena che Francesco cominciasse ad occuparsi anche di questioni medie, magari un pochino più prosaiche. Quelle cosucce che hanno a che fare con il denaro e che mettono costantemente in ambasce non pochi: le tasse.
Già, che ne direbbe Papa Francesco di procedere al pagamento delle tasse nel territorio italiano, magari a cominciare dall’Imu sulle attività commerciali e proseguendo rinunciando a tutti i benefici fiscali e non di cui gode la CEI? Peraltro è stato il cardinal Bagnasco a dire che «non pagare le tasse è peccato.» E se l’ha detto un genovese, che con i soldi per tradizione ha un rapporto stretto, c’è da credergli.
Quindi ora si tratta solo di aspettare che Papa Francesco si metta in pari anche con le cose medie. Che così magari aiuta anche la ripresa del Belpaese.