Insulti e reati puniti dalla legge:
Lo si può dire, ribattere, urlare in faccia, ai tanti che stanno portando alla rovina il Paese, secondo una recentissima sentenza emessa dal giudice di Pace del Tribunale di Frosinone, che ha finalmente giustificato giuridicamente l’uso di tale frase perchè facente parte del gergo comune, relegando in altri anfratti culturali quella che sarebbe potuta sembrare una frase offensiva.
Così l’aveva interpretata, infatti, il titolare di un’agenzia di sicurezza privata che, durante un’accesa discussione con un dipendente si era ritrovato a sentirsi dire “Lei non capisce un ca…” e da ciò era nata la richiesta al giudice di pronunciarsi sull’evidente, per lui, caso di ingiuria.
In primo grado c’era stata una condanna, ma il legale del dipendente, l’avvocato Nicola Ottaviani del foro di Frosinone, si era subito appellato ottenendo l’annullamento della sentenza per un vizio procedurale.
Il processo passò quindi al giudice di pace che si sentì argomentare dalla difesa che quella frase, seppur colorita, non poteva più essere considerata reato perchè rientrante nel gergo comune. E per avvalorare ancor di più l’ipotesi difensiva, l’avvocato si era appellato all’orientamento di circa due anni fa della Corte di Cassazione su “un vaffa…” considerato non più reato. Dunque, diamoci da fare, che di gente in giro che non capisce un ca… ne troviamo quanta ne vogliamo.