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Satira

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“Non capisci un ca…” si può dire

Se al sig. Marchionne qualcuno, riferendosi a quanto detto in una recente intervista televisiva nella quale ha fatto intendere che la Fiat opera nel nostro Paese solo per farci un favore, volesse rispondere che non capisce un ca…, ricordiamoci che non commette un reato punibile dalle attuali leggi. Si può.
Come se la stessa cosa viene rilanciata al ministro Alfano che affannosamente cerca da molti anni di stravolgere i dettami della Carta Costuzionale per sottrarre il suo premier, Silvio Berlusconi, ai tribunali nostrani che vogliono giudicarlo per i reati commessi.
“Non capisci un ca…” lo si può dire anche al ministro Giulio Tremonti che con la sua arte ragionieristica sta trascinando milioni di famiglie sul lastrico.
Lo si può ripetere tranquillamente a quanti, pur avendo responsabilità istituzionali di vertice che li dovrebbe far intervenire con estrema urgenza sulle problematiche che stanno portando migliaia di fabbriche a chiudere i battenti, non lo fanno.

 

Insulti e reati puniti dalla legge:

Lo si può dire, ribattere, urlare in faccia, ai tanti che stanno portando alla rovina il Paese, secondo una recentissima sentenza emessa dal giudice di Pace del Tribunale di Frosinone, che ha finalmente giustificato giuridicamente l’uso di tale frase perchè facente parte del gergo comune, relegando in altri anfratti culturali quella che sarebbe potuta sembrare una frase offensiva.
Così  l’aveva interpretata, infatti, il titolare di un’agenzia di sicurezza privata che, durante un’accesa discussione con un dipendente si era ritrovato a sentirsi dire “Lei non capisce un ca…” e da ciò era nata la richiesta al giudice di pronunciarsi sull’evidente, per lui, caso di ingiuria.
In primo grado c’era stata una condanna, ma il legale del dipendente, l’avvocato Nicola Ottaviani del foro di Frosinone, si era subito appellato ottenendo l’annullamento della sentenza per un vizio procedurale.
Il processo passò quindi al giudice di pace che si sentì argomentare dalla difesa che quella frase, seppur colorita, non poteva più essere considerata reato perchè rientrante nel gergo comune. E per avvalorare ancor di più l’ipotesi difensiva, l’avvocato si era appellato all’orientamento di circa due anni fa della Corte di Cassazione su “un vaffa…” considerato non più reato. Dunque, diamoci da fare, che di gente in giro che non capisce un ca… ne troviamo quanta ne vogliamo.

Pubblicato in Satira

Scritto da

La Vera Cronaca, giornale online libero e indipendente

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