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Alla fine il Popolo è sempre buggerato:
A chiudere gli occhi e a tenere le orecchie appena appena aperte si poteva facilmente immaginare che in tv ci fosse la rediviva Maria Antonietta. Sì, proprio quella della rivoluzione francese che al popolo affamato e senza pane dava indicazioni chiare e precise per risolvere il problema: «se non hanno pane che si mangino le brioches.»
Ma, si sa, nel settecento si volava terra terra, e il virtuale non aveva ancora preso piede, quindi a domande concrete si davano risposte concrete. Ancorché poco praticabili. D’altra parte è ben noto che non tutte le soluzioni debbano essere per forza fattibili. Nei tempi moderni dove il virtuale la fa da padrone cambia la forma ma la sostanza è sempre la stessa: la sonora buggeratura del popolo. Che però, diciamolo, un po’ se le va a cercare perché dell’esperienza millenaria proprio non vuol fare tesoro.
Oggi il popolaccio non è più tanto straccione, anzi mediamente veste bene e pure firmato, e non gli va tanto di andarsene a rumoreggiare sotto le finestre della regge ancorché repubblicane, fa freddo e ogni tanto pure piove, per cui si limita a scrivere. E scrive e scrive e scrive, madonna quanto scrive, anche in virtù del fatto che c’è internet e il costo dei francobolli è così scavallato. E se una cosa è gratis perché non approfittarne?
Dunque al Quirinale arrivano migliaia di mail che sono così tante che quelli dell’ufficio relazioni pubbliche ne sono tanto presi che le lettere neanche più le guardano e in quel cono d’ombra devono essere finite anche quelle centocinquantamila delle donne che hanno perso i figli ammazzati dai tumori nella terra dei fuochi.
Anche perché (involontaria citazione dal forbito eloquio del senatore Razzi) se se ne parlasse bene ritornerebbe alla mente dei verbali secretati, vent’anni fa o giù di lì, del mafioso Carmine Schiavone mentre ministro dell’interno era nientepopodimeno che l’attuale inquilino del colle più alto. Ma guarda il caso.
Napolitano e la risposta alle 7 mail:
Però sto’ popolo rompiscatole è sempre lì a mendicare. Che poi le cose che chiede da millanta d’anni son sempre le stesse: un po’ di giustizia, magari uguale per tutti e non più uguale per qualcuno, un po’ di speranza per il futuro, che tanto è un niente che non si nega a nessuno e magari meno tasse, c’è sempre un pizzico di venalità nel mendicante e, ad esagerare, anche un po’ di lavoro. Insomma le solite cose da nulla che altrove, nei paesi civili, sono ben salde o corroborate.
Quindi in occasione del cenone di fine d’anno ecco, tra le tante, saltarne fuori sette di e-mail. Ma non a caso, ben scelte una ad una con la sapienza del marketing politico. Magari s’è chiesta pure una qualche consulenza al dirimpettaio che sta di là dal Tevere che per primo s’è messo a (finger) di parlare con la gente. Tecnica vecchia ma sempre di sicuro effetto.
Ma il punto sta tutto in quale risposta dare alle domande che se ci si mette a dir le cose per davvero, ossia indicare situazioni e colpevoli e millantatori e farabutti si corre il rischio di finire nei guai per davvero. E allora? E allora ecco ritornare come fulmine a ciel sereno il segno di Maria Antonietta.
Quella diceva «che si mangino brioches» che era fatto concreto ancorché impossibile. Tuttavia ognuno capiva poiché delle brioches tutti avevano conoscenza qualcuno le aveva viste qualcun altro (probabilmente ladro e malfattore) le aveva anche assaggiate e moltissimi se non tutti ne avevano sentito l’odore.
Ma oggi nel mondo 2.0 che gli si dà al popolaccio infame al posto delle brioches che non sono più uno status symbol? Ma perbacco baccone qualcosa di ancor più sofisticato ed impalpabile di immaginifico e virtuale, e spirituale e pure a buon mercato: la solidarietà.
La solidarietà che non costa nulla:
Bellissima materia la solidarietà che spesso non risponde al tatto, che non ha odore e neppure sapore ma volteggia come una cosa fina nell’aria. La solidarietà che non costa nulla e può esser distribuita a piene mani e di cui si possono vantare le meravigliose qualità così come fece Hans Christian Andersen raccontando dei mirabili tessuti con cui fare i nuovi vestiti del re.
Bellissimi vestiti che lo facevano girare per la città con le pudènda di fuori. E il popolazzo con quelle sempre all’aria se ne va girando e c’è chi, vile marrano, di tanta innocenza se ne approfitta.
Che poi, a ben vedere, e con un briciolo di buon senso, come può capire il disagio di quello ha dovuto chiudere un’attività o deve scegliere tra pagare le tasse a sfamare i figli, chi per un’intera vita mai ha lavorato e si è baloccato per oltre sessant’anni a buttar fuori parole? E che magari assomma pensioni europee a pensioni italiane e poi a stipendi. No, non può capire. E proprio perché non può capire la parola solidarietà risulta ancor più vuota.
Come non ricordare il il rozzo Juan quando dice (Giù la testa) « Le rivoluzioni io so benissimo cosa sono: c’è qualcuno che sa leggere i libri che va da quelli che non sanno leggere i libri, che poi sono i poveracci, e gli dice: qui ci vuole un cambiamento e la povera gente fa il cambiamento e poi i più furbi di quelli che leggono i libri si siedono intorno a un tavolo e parlano e mangiano e mangiano e parlano e intanto che fine a fatto la povera gente? Tutti morti. …. E poi sai che succede dopo? Niente. Tutto torna come prima.»
Per una volta, solo così per gioco, si faccia che prima vengano i fatti, quelli veri e concreti e poi le chiacchiere con il loro contorno di solidarietà. In alternativa che tutte le Marie Antoniette si prendano un po’ di pace e tacciano.