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L’uscita di Moratti a la7 dalla Gruber
Ha avvalorato con perfezione l’equazione: moderato uguale tristanzuolo. Non ce n’era la necessità, già lo si sapeva. Ha tentato di instaurare un rapporto personale con Lilli Gruber, ma è stata respinta con un gelido ritorno alla formalità: «Moratti ci dica». Ha buttato là pretese profferte da parte del centrodestra di prestigiose cariche, ma alla domanda di quali fossero non ha risposto se non dicendo quanto sarebbe stato inelegante farne l’elenco. Se si solleva un argomento si deve essere in grado di sostenerlo e magari anche svilupparlo per farlo diventare un punto di forza: non ne è stata capace.
Alla domanda:«Lei è ancora di centrodestra? Poiché ha detto che è curioso definirla di centrodestra». Ha risposto di essersi sempre definita una persona liberale e popolare e se proprio ci deve avere una etichetta: la dottrina sociale della Chiesa. Là dove stanno, don Sturzo, don Milani ed altri devono avere fatto più di una piroetta. Cosa ci sia di dottrina sociale della Chiesa nella sua recentissima riforma ultraliberista della sanità lombarda o nell’aver chiesto la distribuzione dei vaccini anti Covid in base al pil lo sa soltanto lei. E dunque ha fornito il destro al sottile Giuli per chiosare:«Questa è una novità».
La vicinanza a Matteo Renzi
Ha scaricato millant’anni di berlusconismo e di centrodestra dicendo di essere sempre stata chiamata, come tecnico ha tenuto a ribadire, a risolvere situazioni di crisi. Una sorta di madonna pellegrina. Ma di queste ce ne sono già a sufficienza e di ben altro conio. Per restare nell’ambito della Chiesa.
Giusto per sottolineare la sua vicinanza al Renzi Matteo, ha lasciato cadere un «Anche presidenti di centrosinistra mi hanno chiesto di far parte del loro governo». Questa volta Gruber-Giannini-Giuli l’hanno graziata. S’è lanciata anche nell’usuale: destra e sinistra sono solo gabbie perché alle persone interessano le persone competenti. Per questa un modesto Pisapia Giuliano l’ha battuta.
A richiesta su come si aspetti di smuovere blocchi elettorali, avendo fatto il salto della quaglia in soli dieci giorni ha risposto con la solita mestizia elencando l’usuale refrain alla viva la mamma: il territorio, il digitale, le infrastrutture, il rilancio delle medie e piccole imprese. E ha rivendicato di avere visione-metodo-competenza-esperienza e soprattutto di averlo dimostrato. Ognuno si inganna come crede. Dimentica la Bricchetto Letizia che un tombino non è solo un tombino: dipende dove lo si mette e in quale contesto. Questo lo fa diventare di destra o di sinistra.
Temi già sentiti
Ovviamente in ogni spot ci vuole anche un po’ di umorismo; ecco sparsi come il prezzemolo i temi della transizione ambientale, della crescita inclusiva e degli investimenti nella competitività. Temi con i quali pare non avere tanta confidenza dalle occhiate lanciare ai foglietti degli appunti. Ma tant’è. Infine domanda trappola di Giuli: «Se perderà rimarrà a fare l’opposizione in regione Lombardia o cercherà una dimensione nazionale?» Ci casca in pieno e dopo un flebile «Vincerò» aggiunge:«Il mio progetto va oltre la regione Lombardia …». Renzi, Calenda, ma anche Gelmini e Carfagna sono avvisati. Nel pollaio di Azione-ItaliaViva i pennuti e le pennute si moltiplicano. E con mestizia si finisce.