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Il partito bluff
E i motivi non si ricerchino in un qualche cosa che abbia a che fare con la semantica: tutt’altro. Semplice convenienza politica. Quello che un tempo era il sud da bistrattare e insultare (celebre il coro salviniano ‘chi non salta un terrone è’ o quello dedicato esplicitamente ai napoletani) ora è una potenziale miniera d’oro da coccolare.
E il ‘contadino medio’ che vive in Veneto si chiederà: che ne è stato del sogno della Padania? Quella meta tanto agognata, una sorta di terra promessa biblica, che per anni è stata spacciata come reale, raggiungibile, a portata di mano. Riuscite a immaginare una Padania gemellata con Napoli, Roma, Catanzaro, Palermo, Bari?
Ma d’altra parte un partito per attecchire ha bisogno di propaganda, finanche basata su bluff: come proprio l’esistenza della Padania. Che fa seguito all’elezione di Alberto da Giussano, primo leader della Lega Lombarda del 12esimo secolo, a personaggio mitologico simbolo dell’ideologia leghista.
Ebbene buona parte della storiografia ritiene che questo personaggio preso come simbolo dalla Lega Nord non sia nemmeno mai esistito; tutta fuffa storica e mitologia; come la Padania; e come la Lega Nord stessa.
Mutande verdi e lauree farlocche
Il top del bluff la Lega Nord lo ha raggiunto in un passato piuttosto recente: siamo nel 2013 quando emerge lo scandalo chiamato “The Family”. Il riferimento è alla famiglia Bossi, sempre il leader ‘duro e puro’ di cui sopra.
Quello che emerge è un mondo fatto di finte lauree (il ‘brillante’ rampollo di casa Bossi, noto come ‘il Trota’), multe, auto e regali pagati con i soldi di partito.
Soldi che, da quanto emerge nel 2013, sarebbero stati indebitamente percepiti come rimborsi elettorali dalla Lega sperperati in spese pazze spesso senza alcun giustificativo credibile (fonte: http://www.lastampa.it/2013/11/30/italia/politica/e-per-i-fondi-della-lega-nord-the-family-verso-il-processo-xG3NFbTp0x5fkP60Lpe5VP/pagina.html).
È solo un piccolo spaccato dell’inchiesta denominata The Family dal nome di una cartella che fu sequestrata in una armadio custodito in un ufficio della Camera a Roma a Francesco Belsito, tesoriere della Lega. E che ha letteralmente sputtanato un partito che voleva prendere le distanza da chi rubava.
Un po’ più grottesca, da ridere, in stile spaghetti western, è la vicenda delle mutande verdi (dal colore della Lega Nord): va detto subito a scanso di equivoci che il personaggio attorno a cui ruota la vicenda, l’ex Governatore dl Piemonte Roberto Cota, per la vicenda è stato assolto.
Ovviamente non poteva trattarsi di un reale tentativo di appropriarsi di beni così poco preziosi con soldi pubblici. Si parla di un paio di mutande, anche di dubbio gusto, e nessuno si sputtanerebbe per una cosa simile. Certo è che la storia di questo indumento intimo di poche decine di euro finito, probabilmente per errore (www.liberoquotidiano.it/news/politica/11848031/Roberto-Cota—Le-mutande.html), nella rendicontazione delle spese sostenute e quindi da rimborsare, è un capolavoro di demenzialità e assurdo al contempo.
Quante nostalgia per esponenti di spicco come Borghezio
Quello recitato da Salvini è una sorta di de profundis su un soggetto politico che, negli anni, si è rivelato essere un bluff. Si parte ora alla conquista del Sud, alla ricerca di un nuovo ecumenismo. Una specie di Lega 2.0.
E chissà quanta nostalgia tra i militanti del partito, nei bar veneti la sera davanti a svariati spritz a ricordare le gesta di figure di spicco leghiste come Borghezio ad esempio. O magari a riguardare foto dei raduni leghisti a Pontida e quel sogno di Padania libera, strampalato e basato sul nulla.
E quanta nostalgia anche per noi che la guardiamo dal di fuori e non potremmo più assistere a tutte queste meravigliose farse. Addio, cara e vecchia Lega Nord: insegna agli angeli come si crea un consenso popolare basato sul nulla.