‘O sole mio’ non identifica la cultura veneta:
Gli ideatori di questa ultima trovata sono alcuni leghisti veneti secondo i quali ‘O sole mio è frutto di una scarsa cultura e di poca attenzione per l’identità veneta, in quanto l’esercizio del suo canto va a penalizzare la qualità dell’offerta turistica, fornendo un’immagine distorta della città di Venezia. Tra questi pittoreschi personaggi si distingue Alberto Mazzonetto, consigliere comunale della Lega Nord, che giura sul fatto, estremamante grave, che il repertorio dei gondolieri è ben poco veneziano e in gran parte meridionale.
C’è da credergli e da porsi questa domanda: “Può continuare in terra padana quest’egemonia musicale ‘straniera’ con tutto quel pò pò di canzoni venete che meritano il successo mondiale, come, per esempio, Ninetta monta in gondola?”.
Secondo questo rappresentante del Carroccio a Ca’ Farsetti la colpa di questa grave stortura non è dei gondolieri bensì di chi ha diretto in questi anni l’Ente Gondola, sostenuto dal comune di Venezia con 600mila euro all’anno. Un organismo dal grande potere, potendo sanzionare i gondolieri se, per esempio, indossano scarpe da tennis, cosa proibita, e che non è mai intervenuto per cambiare il repertorio musicale dei gondolieri.
Tradizione napoletana e tradizione veneta:
A difendere la famosa canzone napoletana di cui scriviamo è intervenuto Nino D’Angelo, secondo il quale la canzone napoletana è mondiale e non regionale: “O sole mio è una canzone nota e piace al mondo intero. Credo che nessuno abbia imposto ai gondolieri di cantarla, ma è talmente bella… e credo che venga richiesta dagli stessi clienti che salgono sulla gondola, stranieri o italiani che siano. ‘O sole mio’ non è solo una canzone napoletana, ma è un inno del mondo. Tutti conoscono e cantano questa canzone, una delle più belle al mondo. La conoscono anche negli Stati Uniti, in Giappone”.
Il presidente della nuova Associazione Culturale Musicale ‘Note Veneziane’, Michele Bozzato, ex gondoliere e oggi cantante, intanto pensa che sia auspicabile voler puntare ad un recupero della tradizione, proponendo maggiormente la canzone veneziana, anche se piano piano, col tempo. Bisogna, insomma, educare l’ascoltatore al tono veneziano. E, soprattutto, ai tromboni leghisti.