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Genny ’a carogna e stadi italiani:
E poi, andando a caso, random dicono gli inglesi (così Severgnini sarà contento), poiché a seguire la serie storica c’è solo da far di danno al fegato, ci sarebbe da dire di Pompei e de L’Aquila e delle stragi impunite e dei segreti di stato e di anarchici che volano dalla finestra e di giornalisti che minacciano la presidente degli industriali di scatenare segugi e di governi che piazzano alla presidenza di enti le sorelle di condannati per tangenti.
E poi quella strana storia di accordi e accordicchi con la mafia. Storia mai chiarita ma che si porta dietro, questa sì bella evidente, una larga e scura striscia di sangue. O per andare a minuzie come quelle che accadono negli stadi italiani dove si blocca chi ha in tasca una bottiglietta d’acqua minerale e non si pescano quelli che si portano fumogeni e petardi e razzi o che, nonostante i tornelli, sono capaci far arrivare sugli spalti motorini da far capitombolare di sotto.
E che dire di chi, come Daniele De Santis in arte Gastone, che blocca partite o decide di farle riprendere a piacimento. E poi c’è Genny ’a carogna, che già il nome è tutto un programma, che chiede di liberare uno che è stato condannato per aver ucciso un commissario di polizia e che decide, anche lui come Gastone, se un evento può o no svolgersi con serenità ed arrivare alla fine.
Il parere del giornalista de Il Foglio:
E poi a corredo e supporto di tutto questo c’è anche un giornalista che, in una trasmissione della RAI (Prima Pagina del 5 maggio) se ne esce dicendo: «lancio una provocazione ma che cosa è che non è andato bene l’altra sera nella partita Fiorentina e Napoli? Adesso bisogna anche essere obiettivi il problema era probabilmente che c’era una persona che aveva dei precedenti come è stato segnalato sui giornali, Genny la carogna, che ha discusso con il capo delle altre tifoserie e con il capitano del Napoli sul cosa fare: sull’andare avanti oppure no. Bisognerebbe evitare che esista il capo di una tifoseria che abbia potere di vita e di morte sulle questioni legate all’ordinaria amministrazione, alla sicurezza di uno stadio. Però possiamo anche dire che se fosse stata presa un’altra decisione e fosse stata interrotta la partita e fossero state trasmesse informazioni sbagliate e anche non precise ai tifosi e fossero stati mandati via i tifosi dallo stadio forse sarebbe successo qualche cosa di molto molto più grave rispetto a quello già grave che abbiamo visto durante la partita.»
Eh già. Secondo Claudio Cerasa, caporedattore del Foglio, «che cosa è che non è andato bene»? Ancora una volta si fa confusione. Il punto non è e non era, se far continuare o meno la partita (valutazione di ordine pubblico e anche un po’ di buon senso) ma stabilire chi è autorizzato a prendere questa decisione. In mondovisione s’è visto che la decisione ultima spetta a Genny ’a carogna.
Lo stesso Genny ’a carogna che viene omaggiato di un’intervista dal Mattino di Napoli. Evviva. Evviva. Certo che al ministro Alfano un po’ questa cosa dovrebbe bruciare. Genny ’a carogna alza un dito e uno stadio intero a ubbidire. Alfano minaccia leggi draconiane che al confronto le grida spagnole raccontate nei Promessi Sposi son cose da educanda e tutti, Genny ’a carogna per primo, a impipparsene.
Matteo Renzi e Genny ’a carogna:
Magari anche Matteo Renzi, dopo aver detto che uno come Genny ’a carogna, dovrebbe starsene in galera, sotto sotto deve aver pensato che gli piacerebbe avere lui quel potere per riformare la Pubblica Amministrazione e cancellare i pensionati d’oro, e impedire i doppi e tripli incarichi, e ridurre i costi della politica e magari anche fare pagare le tasse a chi le evade insomma fare la rivoluzione che lui dice di sognare.
Poi però ci sono le nomine delle aziende pubbliche che fanno un po’ ridere, e poi ci sono i tagli fatti a metà e i soldi dati alla fascia più numerosa di quelli che han bisogno (in fondo anche i voti contano) e i costi che sono intagliabili e via raccontando. Insomma tutti quei casi in cui lì la parte di Genny ’a carogna, nel senso di chi detiene il potere vere, la fanno altri.