In questo articolo parliamo di:
La situazione critica del nostro paese
Dobbiamo sorvolare sul fatto che la congiuntura che stiamo attraversando si confronta con un quadro generale precario, le cui linee principali sono tracciate su alti tassi di disoccupazione, salari insufficienti, prestazioni sociali e pensioni inadeguate rispetto ai costi reali della vita, prezzi eccessivi per le abitazioni.
Dobbiamo chiudere gli occhi davanti alla realtà rappresentata da centinaia di migliaia di uomini recentemente colpiti dalla cassa integrazione e davanti al fatto che tra costoro vi sono soprattutto dei cinquantenni che trovano ostacoli insormontabili per una ricollocazione lavorativa ed in più ancora sono lontani dal raggiungere i requisiti richiesti per la pensione.
Dobbiamo inoltre cercare di non vedere le decine di migliaia di piccole attività che stanno di settimana in settimana chiudendo, col loro strascico di nuovi eserciti di disoccupati in arrivo.
Il crollo degli indicatori
Non dobbiamo leggere, e soprattutto non dobbiamo approfondire l’analisi che riguarda i fallimenti aziendali che quest’anno hanno subito un incremento del 40% rispetto al 2008: ciò ci porterebbe a scoprire che altri strati di popolazione italiana stanno precipitando nella povertà.
Bisogna rimanere ottimisti, malgrado i dati di un’indagine di Unioncamere- Mediobanca confermino che il 39,7% delle medie imprese industriali abbia dichiarato nei mesi scorsi una riduzione del fatturato nel 2008, e che il 67% di esse afferma che è tuttora in corso un’ulteriore contrazione della produzione e del fatturato.
Restare comunque ottimisti
“L’ottimismo prima di tutto” che ci viene proposto da alcuni personaggi di governo, non tiene conto della realtà sociale che sta vivendo molta parte della popolazione italiana che assiste ad una perdita quotidiana di migliaia di posti di lavoro, con aziende industriali piccole, medie e grandi che cessano ogni attività o delocalizzano perchè non riescono più a tenere il passo col mercato in un contesto di impoverimento trionfante.
E in questo clima, sappiamo, a pochi viene voglia di fare, di mettersi in gioco, di rischiare facendo impresa, per creare lavoro e futuro. Soprattutto mentre vedono confermata la verità insita in una delle massime più note di Chamfort che dice: “La società si compone di due grandi classi: quelli che hanno più pranzi che appetito, e quelli che hanno più appetito che pranzi”.