Chi deve far luce sulle banche
Si attendevano le nomine, come detto; e in queste ore sono arrivato. Senza alcuna sorpresa, è bene dirlo da subito. Se ci si attendeva la scelta di figure rivoluzionarie e nell’immaginario collettivo non legate a logiche di potere, si può tranquillamente essere inquadrati nella categoria dei sognatori.
La commissione banche sarà composta da 20 deputati e 20 senatori nominati dai presidenti delle due camere di appartenenza le quali vanno a indicare anche il nome del presidente: che in questo caso sarà Pier Ferdinando Casini. Proprio lui. Non certo il nuovo che avanza.
Il senatore centrista era alla guida della commissione Esteri a Palazzo Madama; si è dimesso dall’incarico per sedere ora sullo scranno della commissione sulle banche. Eletto a maggioranza assoluta, fu proprio lui a criticare la scorsa primavera la nascita di un organo che faccia da cassa di risonanza di polemiche dentro i partiti. Bene.
Le solite face note
Ma andando avanti nelle nomine si trovano vicepresidenti Brunetta e Marino. E poi scorrendo via via gli altri nomi, emergono Capezzone, Meloni, Tabacci, Bonifazi, Molinari, Giannini, Mirabelli, Orfini.
Non propriamente facce nuove anche se, potrebbe dire qualcuno, i parlamentari quelli sono. Se ci si aspettava una scelta nel segno della rottura con i vecchi schemi, con le dinamiche politiche che hanno portato all’affossamento del paese e anche all’ondata di antipolitica attuale, ci si sbagliava di grosso.
L’Italia non è il paese delle ‘rotture’ (non ci si riferisce qui alle rotture di palle, ovviamente, che non mancano mai, ma all’atto di rompere con il passato). La scelta dei membri della commissione, su tutti il presidente Casini, certifica semmai ce ne fosse ancora bisogno l’intenzione di andare avanti sui vecchi binari.
A indagare sulle banche italiane, sui casi clamorosi quale quello del Monte Paschi di Siena e delle banche venete saranno coloro i quali hanno la politica (e le sorti del paese) in mano da anni. A buon intenditor…