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Periferie di Roma /6: i ‘ponti’ del Laurentino 38

Doveva essere una microcittà autosufficiente, adagiata ai margini della metropoli come una banlieu parigina e perfettamente attrezzata secondo la stessa ispirazione architettonica che ha dato vita anche al Corviale. Un sogno che purtroppo non si è mai realizzato.
Così il Laurentino 38, periferia a sud di Roma nata negli anni ’70 per ospitare i baraccati delle campagne che lavoravano nella città, si è ritrovato nel tempo avvolto dal degrado e incapace di rispondere qualitativamente alle esigenze dei suoi abitanti.
Gli unidici ponti che dovevano ospitare negozi e servizi, infatti, sono sempre rimasti per la maggior parte vuoti, tradendo il progetto iniziale. Da qui le occupazioni continue di gente che, non avendo una casa, proprio nei ponti ha costruito dei muri abusivi per delimitare gli spazi, con un risultato finale spaventoso: intere famiglie costrette in sistemazioni fatiscenti, umide e fredde a causa dell’acqua che entra quando piove, senza bagni o finestre a sufficienza per rendere gli ambienti meno malsani. Vivono così in centinaia, dentro abitazioni che cadono a pezzi in attesa dell’assegnazione di una casa popolare.

A Laurentino 38 scarseggiano anche i servizi essenziali

L’emarginazione è amplificata poi dalla mancanza di servizi essenziali, come uffici postali o mezzi di trasporto: è soprattutto per questo che la maggior parte dei romani conosce la periferia soltanto per il declino a cui per lungo tempo è stata abbandonata.
Il nono, decimo e undicesimo ponte oggi non esistono più, sono stati abbattuti dal Comune e, stando alle più recenti dichiarazioni del sindaco, il sogno sarebbe presto quello di abbaterli tutti, indistintamente. Gli abitanti, però, continuano ad opporsi chiedendo da tempo alle istituzioni di riqualificare piuttosto che demolire: i locali abbandonati sono stati recuperati a fini sociali dagli abitanti stessi e abbatterli costituirebbe una perdita considerevole all’interno dello spirito comunitario costruito a fatica negli anni.
Questo posto è infatti pieno di risorse che la città non conosce ed è attualmente alle prese con un recupero che ha messo al centro l’arte e la cultura. La biblioteca all’interno del centro sociale L38 Squat (al sesto ponte, il più ricco di vita sociale nonchè quello che vorrebbe attualmente buttare giù il sindaco) continua ad esempio a resistere stoicamente grazie alle donazioni, all’acquisto e alla raccolta di libri in tutto il quartiere, poichè la necessità di tenere aperta una biblioteca qui è ancora più importante non essendocene una comunale in zona.

Oltre 200mila persone in un quartiere

Quella presente all’interno del vicino supermercato Coop è riservata solo ai soci, in una periferia in cui vivono più di 20.000 persone, senza servizi e con un tasso altissimo di disoccpuazione e dispersione scolastica. E’ il quartiere stesso che risponde alle proprie esigenze, organizzando concerti, assemblee popolari o attrezzando a palestra, sala prove e birreria i locali abbandonati.
“Quello che abbiamo trovato qui nel 1991 quando abbiamo occupato era la devastazione totale ed abbiamo costruito, anno dopo anno, veramente una bella struttura, senza un grandissimo sforzo economico (solo con i proventi della birreria e dei concerti), ma con un grande lavoro di riciclaggio di materiali ed un immenso lavoro fisico dove chi sapeva insegnava (e insegna) a chi vuole imparare tutto ciò che si fa qui dentro: dai lavori di muratura alle saldature all’uso del mixer, del computer, della serigrafia e dei rapporti umani”.
Sul sito del centro L38 Squat c’è tutta la storia del quartiere, attraversato da sempre da un desiderio di autonomia, ribellione e socialità, amore e odio nei confronti della metropoli.

Attività sociali e culturali

I giovani del sesto ponte si sono quindi auto-organizzati e, senza nessun finanziamento, riempiono quotidianamentela periferia di attività sociali e culturali, lavorando e lottando da soli per un miglioramento che dura ormai da circa 16 anni.Laurentino 38 murales
Il nuovo centro culturale “Piazza Elsa Morante”, da poco realizzato dal Comune e ancora in fase di “rodaggio”, è anch’esso nato dal basso, grazie alle iniziative degli abitanti: una struttura polifunzionale dedicata a tutta la cittadinanza con spazi didattici, espositivi, una ludoteca, un teatro di 180 posti e un’arena di 350 all’aperto.
Dalla scorsa primavera, infine, il Laurentino 38 ospita anche una strepitosa opera d’arte realizzata da uno dei più grandi artisti italiani di strada, noto (soltanto) con lo pseudonimo di “Ericailcane”: conosciuto in tutto il mondo per le sue opere legate indissolubilmente agli spazi in cui vengono realizzate e concepite.

I murales e il desiderio di riqualificazione

L’immenso murales realizzato da Erica (caso unico a Roma) è grande otto piani di un palazzo al quinto ponte (quello dove ci sono più occupazioni a scopo abitativo) ed è nato proprio all’interno di un progetto di riqualificazione promosso sempre dai giovani e dall’Associazione Pontedincontro che attraverso il finanziamento ottenuto dal Gabinetto del Presidente della Provincia di Roma per il Progetto “L38-linea periferica” ha progettato l’intervento inserito in un laboratorio urbano che ha interessato diverse aree del territorio, coinvolgendo l’artista nella realizzazione dell’opera in via Beppe Fenoglio.
Si tratta di un gorilla in mutande che con gli occhi sbarrati costruisce un precario castello di carte e che con la sua espressione abbraccia tutto il quartiere sovrastando l’osservatore. L’arte è cioè il mezzo che meglio riesce a interpretare il disagio di chi vive isolato e in attesa di una vera casa. E’ la spinta necessaria per sensibilizzare l’opinione pubblica e riqualificare uno dei posti più degradati della città.
Qualcosa, finalmente, si muove. Nonostante la recidiva distanza dei consiglieri del municipio dalle moltepilici realtà delle periferie romane.

 

Puntata successiva – Periferie di Roma /7: Primavalle, lotte e sogni perduti

Pubblicato in Reportage

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Nata a Roma nel 1984. Laureata in Lettere. Blogger e collaboratrice giornalistica

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