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Incuria e degrado rovinano il belvedere
Le piante di oleandro nei grandi vasi del viale principale sono secche e avvizzite, alcune completamente morte. Gli aranci, che erano guariti e tornati bellissimi dopo un periodo di gestione privata, sono nuovamente in sofferenza. In entrambi i casi si tratta di assenza di acqua e cure.
Come nel caso del prato, che in alcuni punti è verde e in altri ridotto a terriccio polveroso infestato da erbacce. Il tutto è reso ancora più triste dai cani che fanno quello che vogliono nelle aiuole, nonostante i cartelli con i divieti e le norme di comportamento.
Sacchi di spazzatura accatastati a terra
Un’inciviltà che culmina nella miriade di cartacce in terra. I rifiuti, sotto gli occhi di tutti, sono sparsi un po’ ovunque: giacciono indisturbati fra le panchine in travertino e i viali ricoperti di brecciolino chiaro. Ma ciò che fa più male è quella mole di sacchi accatastati uno sopra l’altro proprio accanto al cancello di ingresso principale: immondizia non raccolta e pronta ad accogliere i visitatori che giungono a Roma.
Il degrado delle terrazze della Capitale
Sembrerebbe quasi una maledizione quella che affligge i belvedere di Roma. Lo stesso infausto destino fatto di incuria e abbandono si ritrova, infatti, al Gianicolo: nulla è cambiato dalla nostra ultima inchiesta realizzata la scorsa estate (leggi: reportage dal Gianicolo, scompare un pezzo storico di Roma), quando avevamo documentato lo stato di profondo degrado in cui è sprofondato quest’altro angolo speciale di Roma.
Anzi. Le cose, forse, da allora sono perfino peggiorate: immondizia, erba alta, buche, le transenne di sempre e una vera e propria baraccopoli ai piedi della terrazza principale.
Le testimonianze dei cittadini
“Uno schifo”, dicono le persone a passeggio tra lo sgomento e la rabbia. Di una disinfestazione contro topi e zanzare tigre nemmeno a parlarne. “È un’offesa per chi ama Roma -dice Gabriella mentre scattiamo l’ultima foto a San Pietro che svetta sullo sfondo del Giardino degli Aranci- io abito a Trastevere e vengo qui la mattina a cercare un po’ di fresco. Qualche anno fa -prosegue- questo scorcio era una meraviglia. Poi il declino”.
C’è un grande volto con gli occhi chiusi che spunta silenzioso lungo il viale centrale del giardino. È quello intagliato da Andrea Gandini (leggi: Roma, gli alberi spezzati diventano opere d’arte) in un pino spezzato alto 130 centimetri. A ricordarci che spesso a Roma ogni bellezza ha accanto il suo dolore.