In questo articolo parliamo di:
La puntata di Porta a Porta sul terremoto
La signora Giusi Pitari, nonostante le richieste insistenti, ha sistematicamente rifiutato l’invito non ritenendo opportuno partecipare, nel giorno del lutto, ad una trasmissione che secondo il suo parere, del lutto aveva ben poco. La sua presenza in studio era stata caldeggiata in quanto ritenuta tra le promotrici del movimento “Popolo delle Carriole” che da diverse domeniche si sta impegnando in prima persona a sgomberare il centro storico de l’Aquila dalle macerie.
Dopo aver seguito la trasmissione in tv ed aver avuto il sentore che l’intento della trasmissione fosse di decapitare il movimento nato spontaneo, la signora Pitari dalle pagine del suo sito ha inviato la lettera di cui sopra al popolare conduttore; siamo riusciti ad avere un’intervista con la signora Pitari per andare a fondo sulla questione.
La ricorrenza del terremoto a l’Aquila
Signora Pitari, cosa è successo con quell’invito alla trasmissione Porta a Porta?
“E’ successo che il Corriere della Sera, qualche giorno prima mi aveva intervistata ed all’interno dell’articolo ero stata presentata, erroneamente, come leader del popolo delle carriole; ci tengo a sottolineare che non sono io il leader perché quello è un movimento spontaneo nato dal popolo aquilano. Fatto sta che, forse anche in virtù di quell’articolo, sono stata contattata più volte dalla redazione di Porta a Porta per presenziare come ospite all’interno della trasmissione del 6 Aprile in occasione della ricorrenza del terremoto de l’Aquila, quindi una puntata molto delicata. Io ho rifiutato sistematicamente l’invito perché avevo intuìto che poteva rivelarsi una trappola.”
Da chi è stata contattata?
“Sono stata contattata più volte da varie collaboratrici del dottor Bruno Vespa, una in particolare mi ha detto di essere il suo braccio destro e che avrei dovuto presenziare a quella trasmissione perché era molto importante. Quando ho declinato nuovamente l’invito mi è stato risposto che quella era un’occasione irripetibile perché non si sarebbe più parlato de l’Aquila per molto tempo.”
Il Popolo delle Carriole
Ma lei ha qualcosa a che fare con il Popolo delle Carriole?
“Certamente, con il movimento delle carriole ho direttamente a che fare, ne faccio parte; è un movimento spontaneo, di cittadini, non ne sono certo io il leader. Poi è capitato spesso, forse per il fatto che sono professoressa qui presso l’Università de l’Aquila, che quando c’è stato da fare interviste o dichiarazioni ai giornali sia stata io a fare da portavoce; si vede chea causa di questo sono stata identificata erroneamente come leader del Popolo delle Carriole.”
Ha ricevuto diversi inviti a partecipare a quella trasmissione di Porta a Porta del 6 Aprile?
“Mi hanno contattata con insistenza fino al giorno prima della trasmissione; quando hanno capito che non avrei partecipato hanno contattato altre persone del luogo e riconducibili al Popolo delle Carriole in mia sostituzione. Con queste persone ho parlato ed ho consigliato loro di non partecipare alla serata ma alla fine, forse considerando che era pur sempre un’opportunità per rendersi visibili e far conoscere il proprio pensiero, hanno preso parte al programma Porta a Porta. E lì, come temevo, c’è stato il tranello.”
A cosa si riferisce?
“Durante la trasmissione c’è stata una persona che ha dichiarato con toni piuttosto decisi che, nel corso dell’ultimo anno, non si era fatta la giusta informazione sulla situazione de l’Aquila. Improvvisamente dopo quella affermazione l’argomento è stato troncato ed è stato chiesto a questa persona se preferivano stare nei container; una domanda che in quel momento non c’entrava niente e che ha messo in difficoltà coloro che erano presenti e che avevano manifestato il loro disaccordo su alcune scelte del Governo. In sostanza in seguito a questa domanda si è cercato di far apparire il Popolo delle Carriole come un gruppo anti- governo, anti- Berlusconi, anti – Bertolaso ecc… anche gli aquilani a casa hanno pensato questo, si è cercato di inquadrarli in un contesto politico.”
Le reazioni alla trasmissione
Quali sono state le reazioni?
“All’ indomani della trasmissione ci sono stati gruppi del popolo delle carriole che si sono dissociati da quanto era stato dichiarato la sera prima e da quelli di loro che erano stati ospiti in trasmissione; siamo stati dipinti come un movimento politico provocando una netta spaccatura con altri membri del Popolo delle Carriole. Quello che stiamo portando avanti noi è in realtà soltanto la ricostruzione, un qualcosa di positivo. Abbiamo riportato gli aquilani nel centro della città, abbiamo iniziato ad occuparci delle macerie il tutto per cominciare finalmente a ricostruire questa città che adesso è completamente morta. Invece, dato che evidentemente questo movimento dà fastidio a qualcuno, siamo stati chiamati in maniera proditoria all’interno di una trasmissione ed è finita che sono riusciti a dividerci ed a farci scontrare tra di noi.”
Cosa intende dire quando afferma che sono riusciti a dividervi?
“Per 11 mesi noi aquilani siamo stati isolati, non ci siamo mai incontrati; ora sono circa 2 mesi che abbiamo iniziato nuovamente a ritrovarci e ci fanno subito spaccare tra di noi? Questo non lo digerisco. E’ chiaro che qualsiasi cosa uno faccia la si cerca di far passare come un qualcosa di politico, ma la realtà è ben diversa. Finalmente adesso, la domenica, mi incontro in piazza con i miei concittadini come avveniva un tempo; ora che sta per arrivare la bella stagione avevamo intenzione di organizzare qualche iniziativa, anche goliardica, per stare nuovamente tutti insieme. In queste domeniche ci eravamo riusciti; perché vogliono far passare a tutti i costi il movimento delle carriole come un movimento politico e vogliono dividerci?”
L’attuale situazione a l’Aquila
Qual è attualmente la situazione a l’Aquila?
“E’ una situazione delicatissima, qualcosa bisognerà pur fare, non soltanto far emigrare i cittadini. Tutte le persone rimaste senza abitazione che si sono sistemate autonomamente, nell’attesa che le loro case vengano ricostruite, non so dove siano. Giuro, non lo so proprio. La situazione è ben più grave di quella che viene descritta; la gente pensa che soltanto il centro storico sia vuoto ma non è così: è vuota tutta l’Aquila; sono vuoti tutti i paesini intorno.”
Quale è stata la sua reazione dopo la trasmissione del 6 Aprile?
“Il giorno dopo la trasmissione ho chiamato la giornalista di cui avevo i riferimenti, quella che mi aveva contattata per invitarmi, ed ho chiesto cortesemente di avere l’indirizzo mail del dott. Vespa: mi è stato risposto che il signor Vespa non legge le mail. Ho chiesto un indirizzo a cui rivolgermi e mi è stato dato quello generico della sede Rai di viale Mazzini. Allora ho deciso di scrivere questa lettera dalle pagine di 6aprile2009.it, il nostro sito dedicato al terremoto dello scorso anno. Spero che indirettamente la lettera gli sarà arrivata anche se non credo che risponderà.”
La parte dell’intervista non andata in onda
Cosa altro non le è piaciuto di quella trasmissione?
“Prima è stato fatto vedere questo servizio sulle carriole, dopodiché è andato in onda quello sull’università de l’Aquila con una mia intervista, poiché sono docente universitario presso quel’ateneo; fermo restando che il sig. Vespa è il direttore della trasmissione e fa come meglio crede, ma quest’ultimo servizio era tutto tagliato. Non avevo detto niente di trascendentale, semplicemente che su 21.000 studenti ben 10.000 sono praticamente fuori sede, nel senso che sono veri e propri pendolari.”
Niente di particolarmente grave?
“D’altra parte non abbiamo casa per gli aquilani figuriamoci se possiamo darla agli studenti: i cittadini protesterebbero. Si scatenerebbe una guerra tra poveri. Questa parte non è andata in onda, è chiaro che poteva sembrare un’accusa perché l’università è la prima realtà economica de l’Aquila e non si sta facendo niente per sistemare gli appartamenti dove i ragazzi, sia chiaro, pagano l’affitto.”
In conclusione cosa si sente di dire?
“Che questa che ho in parte descritto è la realtà che noi viviamo tutti i giorni. Per questo ho chiuso la mia lettera asserendo che il terremoto dell’Aquila è stato un gran successo e nessuno lo deve rovinare. Neanche una città che muore.”