Fascisti di na volta: Starace e Pavolini
Insomma quasi tutto l’armamentario mafioso che per averlo per intero bisogna studiare e fare molta pratica. Che salutare romanamente, avere lo sguardo truce e manganellare in tanti contro uno non basta..
Certo non ci sono più i fascisti di una volta: quelli veri, quelli abituati a marciare con passo fermo: alla Starace. Il quale forse si starà rivoltando nella tomba, lui voleva ordine e pulizia pure se ci aggiungeva un po’ di minchioneria. Fu addirittura mandato da Mussolini a commissionare la federazione di Milano (1928) che pareva in combutta con loschi figuri. Tipo la Roma d’oggi.
Oppure quelli che vagheggiavano della bella morte e del ridotto in Valtellina (1945), dove volevano fare le Termopili del fascismo. Il campione di questa bella pensata era Alessandro Pavolini, un altro probabilmente in agitazione nel sarcofago. Lui si vedeva con l’elmo di Leonida in testa: tutto gloria ed eroismo. E mentre quello sognava il germanico colonnello Wolf sghignazzava su queste che definiva «stupidaggini» e vendeva lui e gli altri in blocco. Neanche si trattasse di un sottocosto. E li piazzò al primo colpo senza troppa pubblicità.
Almirante, Rauti e la mistica del fascismo:
E non ci sono più neanche quelli alla Almirante, un altro in agitazione nella tomba, tutto doppio petto ed azzimato anche se a Valle Giulia qualche sganassone l’ha mollato…Quei fascisti non ci sono più? No, non ci sono più. Sono rimasti i soliti quelli di sempre: picchiatori, delinquenti comuni e mafiosi integrati.
Un altro che probabilmente sta allegramente prillando nella bara è Pino Rauti. Ideologo e intellettuale, clerico-fascista tutto d’un pezzo. Mussolini era più laico. Pino Rauti prilla perché tra gli indagati, per ora a piede libero, c’è anche Gianni Alemanno, che è suo genero. E questo, data la situazione, non pare bello.
Si rammaricherà, forse, il vecchio Rauti di non aver pestato a sufficienza sulla testa del genero per fargli entrare nella zucca gli elementi fondamentali della mistica del fascismo. Tutta nobili sentimenti, eroismi e socialità che spazio per il venale ce n’era poco. Ma d’altra parte, come recita l’adagio, l’asino puoi portarlo all’acqua ma vien difficile obbligarlo a bere.
Sull’integrazione della mafia nel regime il fatto non è nuovo. Qualcosina l’aveva fatta anche Mussolini quando si intascò la Sicilia esonerando il Prefetto Mori. Nonostante pure Mori viaggiasse con la camicia nera. Quindi questi di Roma in qualche modo sono in linea. Beh sì, alla fine i fascisti restano sempre fascisti. E non è bello.