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Latte: quale legame con il diabete di tipo 1 nei bambini?

Secondo le proiezioni dell’Osservatorio mercato prodotti zootecnici e dell’Associazione italiani allevatori (Aia), entro il 2020, la produzione italiana di latte dovrebbe aumentare del 5% e arrivare così intorno alle 115mila tonnellate. Un giro d’affari, quello della filiera del latte italiano, che vale 27,8miliardi di euro e che vive oggi un momento positivo, grazie anche al “Ciclone Cina”.
La Cina, infatti, sta acquistando notevoli quantità di latte e di prodotti caseari da tutti i mercati del mondo, attestandosi, probabilmente, come il primo importatore a livello planetario. Le rotte del latte arrivano a Pechino partendo dagli Stati Uniti, Nuova Zelanda, Germania, Olanda e tendono, con il loro frizzante dinamismo, sia a mantenere i prezzi del prodotto elevati in tutto il mondo sia a favorire ottime opportunità per le imprese trasformatrici, italiane comprese.
Un giro d’affari massiccio, che smuove miliardi di euro e di dollari, appannaggio però dei big, più che delle piccole stalle che, in controtendenza all’andamento del mercato, sono costrette a chiudere, tant’è che, sempre nel 2020, in Italia, è stimato un forte calo proprio del numero di queste piccole stalle, che passeranno dalle attuali 38mila unità a circa 23/24mila aziende (venti anni fa erano 200mila).

The China Study: relazione tra alimenti e malattie

Un mercato lattiero che evolve, tagliando fuori i piccoli produttori e concentrando l’attenzione e gli interessi, entrambi puntati verso oriente, nelle mani di pochi giganti, impegnati a far girare tonnellate di latte vaccino di qua e di là per il pianeta. Tonnellate di latte che alimentano, giornalmente, milioni di persone e che, secondo i risultati di un famoso studio epidemiologico, “Lo studio che può essere considerato il Grand Prix dell’epidemiologia” (The New York Times), durato 27 anni e finalizzato a indagare la relazione tra alimentazione e genesi delle malattie, il The China Study, di T. Colin Campbell e T. M. Campbell, possono però essere dannose per la salute, soprattutto per quella dei bambini.

Consumo di latte e rischio malattie

Secondo questo studio, infatti, ci sono prove stringenti che l’insorgere del diabete di tipo 1, malattia autoimmune tra le più diffuse, che colpisce in special modo nella prima e nella seconda infanzia, sia collegato alla dieta, in particolare, ai derivati del latte. “Il latte materno è l’alimento perfetto per la prima infanzia e una delle cose più dannose che una donna possa fare è sostituire il proprio latte con quello di mucca” (The China Study).
La genesi di questa malattia, correlata all’assunzione di latte vaccino, può essere, sinteticamente, spiegata così: il neonato non è allattato al seno ed è nutrito con proteine del latte vaccino; nell’intestino, il latte è digerito e scisso negli amminoacidi che lo compongono; in alcuni bambini il latte non è digerito completamente e piccole catene di amminoacidi o frammenti delle proteine originarie rimangono nell’intestino.

Frammenti proteici non digeriti

Questi frammenti proteici, non completamente digeriti, possono essere assorbiti nel sangue; il sistema immunitario riconosce i frammenti come invasori e si accinge a distruggerli.
Purtroppo, alcuni frammenti sono identici alle cellule del pancreas, responsabili della produzione di insulina; il sistema immunitario perde la sua capacità di distinguere tra frammenti proteici del latte vaccino e le cellule pancreatiche e li distrugge entrambi, sopprimendo così la capacità del bambino di produrre insulina; il bambino diventa un diabetico di tipo 1 e rimane tale per tutta la vita.

Lo studio finlandese del 1992

Questo processo, nel The China Study, è raccolto nell’enunciato: “Il latte vaccino può dare origine a una delle malattie più devastanti che possa colpire un bambino”. Già nel 1992, il New England Journal of Medicine aveva pubblicato il rapporto di uno studio, condotto in Finlandia, sugli effetti del latte vaccino.
Dei 142 bambini diabetici esaminati, tramite prelievo di sangue, necessario per misurare il livello di anticorpi che si erano formati per combattere i frammenti non digeriti di sieroalbumina bovina (BSA – una proteina del latte vaccino), tutti, senza esclusione, presentavano livelli di anticorpi superiori a 3,55, mentre, dei 79 bambini non diabetici, sottoposti allo stesso tipo di esame, tutti, senza esclusione, presentavano livelli inferiori a 3,55.

Geni e alimentazione alla base del diabete di tipo 1

I bambini diabetici, dunque, avevano livelli di anticorpi del latte vaccino superiori a quelli dei bambini sani. Questa comportava due implicazioni: i bambini con più anticorpi consumavano più latte vaccino e, in secondo luogo, un aumento degli anticorpi poteva dare origine al diabete di tipo 1. L’indagine diede l’avvio a moltissimi altri studi, riguardanti non solamente gli anticorpi anti-BSA, alcuni dei quali tuttora in corso e il quadro che si sta via via formando è sempre più completo:
“I bambini che nella prima o seconda infanzia presentano un background genetico di un certo tipo, se vengono svezzati troppo presto, passando dal latte materno a quello vaccino e se, eventualmente, vengono contagiati da un virus che può compromettere il sistema immunitario intestinale hanno buona probabilità di essere ad alto rischio di diabete di tipo 1”(The China Study).

Geni e alimentazione favoriscono l’insorgere della malattia

Altri studi, sempre pubblicati nel The China Study, condotti in Cile e negli Stati Uniti, hanno dimostrato che bambini geneticamente predisposti e precocemente svezzati con latte vaccino presentavano un rischio di diabete di tipo 1 che era, rispettivamente, 13,1 e 11,3 volte maggiore in rapporto ai bambini senza predisposizione genetica e allattati al seno per almeno tre mesi.
Questo rischio da 11 a 13 volte maggiore è incredibilmente alto, basta pensare che i fumatori hanno una probabilità circa 10 volte maggiore di ammalarsi di cancro al polmone rispetto ai non fumatori.
Geni e alimentazione, dunque, favorirebbero entrambi l’insorgere della malattia. “… Vige la convinzione popolare che il diabete di tipo 1 sia ascrivibile alla genetica, un’opinione spesso condivisa anche dai medici. Ma la genetica da sola non può spiegare che una minima parte dei casi di questa patologia. I geni non agiscono nell’isolamento: perché si producano i loro effetti c’è bisogno di una causa scatenante”.

Risultati del ‘The China Study’:

In sostanza, i risultati riportati nel libro The China Study, derivati da tutte le ricerche e gli studi effettuati in relazione al rapporto tra diabete di tipo 1 e latte vaccino, confermano il pericolo rappresentato dal latte di mucca, specialmente, per i bambini geneticamente predisposti. “Latte vaccino probabile causa del letale diabete di tipo 1. Immaginate di leggere sulla prima pagina del giornale questo titolo, poiché la reazione sarebbe estremamente violenta e l’impatto economico enorme, non comparirà in tempi prevedibili, indipendentemente dalle prove scientifiche. Soffocare notizie di questo tipo rientra in ciò che va sotto la pesante etichetta di controversia scientifica” (The China Study).

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