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Borghezio: “Garibaldi era un mafioso”

A poche ore dalla decisione, presa dal Governo, di celebrare il 17 Marzo come una festa nazionale a tutti gli effetti civili, arriva l’ennesima sparata da parte di un militante della Lega Nord, nello specifico Mario Borghezio già noto per le sue uscite colorite.
Naturalmente non intendiamo soffermarci troppo a lungo sulle frasi rilasciate dal leghista che, come risaputo, ricorre spesso ad attacchi di questo genere per far circolare il proprio nome; da un punto di vista politico, altrimenti, rimarrebbe poca cosa visto che, ad esempio, resterà famoso un suo progetto di “chiedere in sede europea che tutti gli stati membri tolgano il segreto apposto sugli avvistamenti Ufo.”
A parte questo, poca altra roba; ben più note le sue difese a spada tratta della razza leghista, come quando si appellava ad una ipotetica “superiorità etnica dei padani in materia di medaglie d’oro olimpiche…”.

Garibaldi non va celebrato

Noto anche per aver definito l’Abruzzo post terremoto come “un peso morto per noi come tutto il Sud”, poche ore fa si è scagliato contro l’Unità d’Italia e contro la figura di Garibaldi in particolare: ”Per la nostra gente – ha affermato l’europarlamentare della Lega ospite di KlausCondicio, il talk show di Klaus Davi in onda su You Tube – l’Unità d’Italia ricorda soprattutto le tasse, gli sprechi, le pensioni facili, tutta quella porcheria.Considerato che stiamo uscendo con difficoltà da una crisi finanziaria  festeggiare significa non avere senso di responsabilità e dell’interesse generale.”
Fin qui le dichiarazioni meno deliranti di Borghezio che ha poi affermato che “Garibaldi entrò a Napoli scortato dai mafiosi e dai camorristi. Per questo andrei a fucilarne il cadavere e non certo a celebrarlo, mi si perdoni la provocazione. Questi sono fatti storici, la gente deve sapere che Garibaldi pagò le pensioni alle mogli dei mafiosi. È l’icona di ‘Roma ladrona’, un alleato della mafia, uno che ha portato i mafiosi nel Palazzo e non ha favorito il popolo e la gente per bene, come numerosi storici hanno inequivocabilmente accertato.”

Le minacce ai monumenti di Garibaldi

Il tutto condito da un fantomatico “siamo noi i veri patrioti. Quelli che, a cominciare dalla alte cariche dello Stato, si intestardiscono su questa posizione non pensano al bene generale.” Per concludere con una velata minaccia di “possibili conseguenze negative e pericolose che forse non siamo nemmeno in grado di evitare. Non vorrei che con questa ‘risorgimentalite’ qualcuno dei troppo numerosi monumenti e targhe dedicati in tutto il Paese a Garibaldi subisse qualche pericolo”.
In sostanza, come dicevamo in precedenza, l’ennesima ‘sparata’ di un personaggio abituato alle provocazioni dialettiche per farsi pubblicità non avendo uno spessore politico di rilievo; l’ Unità d’ Italia e le celebrazioni che ne conseguiranno per il 150° anniversario, come ovvio, sono cosa ben più seria.

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