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L’articolo di Sofri sugli arresti in Francia
Esordisce citando l’odiato e irriso Togliatti Palmiro quando, rivolgendosi al Pajetta Giancarlo che aveva occupato la Prefettura di Milano, disse: Bravi e adesso che ve ne fate? Che se ne farà lo Stato di questi dieci, forse undici, che hanno determinato i cosidetti atti di piombo. Ché per il Sofri Adriano sono cosiddetti..
Quindi pigia sull’acceleratore e parla di operazione combinata … retata in ore antelucane … blitz … colpo di mano. Ma la satira non è il suo forte e allora ripiega sul simil pietismo legalitario: non uno di questi, da che sta in Francia, ha commesso un reato.
La spiegazione sta in un radicale passaggio di pensieri, linguaggi, sentimenti e stati d’animo, come avviene dopo ogni guerra, anche le guerre più immaginate. Come avviene “la mattina dopo”. In altre parole un brutto sogno, Che nessuna e nessuno abbia più aperto conti con la giustizia penale è l’inesorabile dimostrazione che le loro azioni appartenevano a una temperie politica, comunque distorta, e non le sarebbero sopravvissute.
Francia e dottrina Mitterrand
E dunque vai con un tuffo carpiato: si passa all’esaltazione della dottrina Mitterrand che ha realizzato il fine più ambizioso e solenne che la giustizia persegua: il ripudio sincero della violenza da parte dei suoi autori, e così, con la loro restituzione civile, la sicurezza della comunità. Se la poteva cavare con molte meno parole, poiché il tradotto è: dato che non l’ha più fatto scurdammoce o’ passato.
Chissà se scriverebbe le stesse cose per qualche reduce della XMas. E qui si passa alla parte intimista. E quindi dalla retata di pensionati si tira fuori dal mazzo il vecchio amico Pietrostefani che In Francia ha sempre lavorato, avuto residenza regolare, pagato le tasse, condotto vita discreta di vecchio uomo e di nonno. Dimentica il Sofri Adriano che se avesse fatto il contrario i francesi ce l’avrebbero reso per tempo.
Precarie condizioni di salute e Luigi Calabresi
Comunque avanti, ovviamente non è mancato il peloso passaggio sulle precarie condizioni di salute. Quelle precarie condizioni di salute che il commissario Calabresi Luigi non ha potuto godere. E per finire un po’ di gratificazione dell’ego, aver discusso accanitamente con Sandro Pertini presidente, col quale avevo rapporti molto amichevoli. Ettipareva.
Perché un conto era l’amnistia funzionale di Togliatti, del ’46 da condannare, come ovvio, e un conto l’amnistia sociale, diciamo così, ai protagonisti degli anni di piombo. Senza contare che molti di quelli sono già fuori e la pena, di riffa o di raffa, il Sofri Adriano incluso, non l’hanno scontata tutta.
Il pezzo termina tragicamente, ambirebbe a un fine pena mai, ma non gli viene. Per vero la risposta al quesito li avete presi e adesso che ve ne fate? L’ha data Mario Calabresi: non importa tanto mettere in carcere qualche vecchio male in arnese, che peraltro s’è fatto un bel po’ di latitanza, quanto di ottenere almeno brandelli di verità. Se non la verità tutta intera.