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Misteri di Cronaca Nera

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Piazza Fontana: la strage dimenticata del 12 dicembre 1969

Alla Banca nazionale dell’Agricoltura di piazza Fontana a Milano il 12 dicembre 1969, nel pomeriggio, ci fu un’esplosione. All’inizio si pensò che fosse una caldaia ma anche se il rumore era lo stesso si trattava di qualcosa di eccezionalmente più grave: era una bomba.
Qualcuno aveva piazzato una bomba molto potente nella sala centrale della banca. Morirono 17 persone e 88 furono ferite. Fu l’attentato più sanguinoso di quel periodo superato per tributo di sangue solamente dalla strage di Bologna che avvenne nel 1980. Cominciò con la strage di piazza Fontana, anche se quello non fu cronologicamente il primo attentato dell’epoca quella che fu poi chiamata la strategia della tensione.

Le bombe esplose a Roma:

Quel terribile giorno a Milano doveva esplodere anche un’altra bomba in un’altra banca: nella Banca Commerciale in piazza della Scala, ma qualcosa andò storto e non brillò. A farla esplodere ci pensarono gli apparati dello Stato cancellando così alcune importanti prove.
Anche a Roma esplosero altre tre bombe: in via Veneto sempre di fronte ad una filiale della Banca Nazionale dell’Agricoltura, all’Altare della Patria e al Museo del Risorgimento. Tutti luoghi simbolici.
Si colpivano le due capitali del Paese, quella politica e quella economica (si diceva morale anche se di moralità allora come oggi ne girava pochina), le banche in rappresentanza del potere economico e due dei segni dell’ unità nazionale.

Gli innumerevoli attentati tra il 1968 e il 1974:

Gli attentati e le uccisioni poi si susseguirono con un ritmo incalzante tra il 1968 e il 1974 si contarono ben 140 attentati. Dopo quarantaquattro anni e innumerevoli processi si è arrivati alla conclusione che non c’è alcun colpevole. Quella bomba si è messa lì da sola. Forse era una giornata troppo fredda per andare in giro e la Banca Nazionale dell’Agricoltura le sarà parso un bel posto caldo dove passare il pomeriggio. Non c’è da stupirsi può capitare.
In verità dopo poche ore dall’attentato s’era già pescato un colpevole, anzi una intera categoria di colpevoli: gli anarchici. Si sapeva che questi dalla metà dell’ottocento in avanti avevano disseminato di bombe l’intera Europa colpendo monarchi e governanti di ogni tipo. E poi gli anarchici non piacciono a nessuno e per giunta non sono rappresentati in Parlamento: i colpevoli ideali.

Piazza Fontana e pista anarchica:

A Milano c’è il circolo Ponte della Ghisolfa che ha un segretario (anche gli anarchici hanno bisogno di un po’ di organizzazione) ed è Giuseppe Pinelli che oltre ad essere anarchico è anche ferroviere: perfetto per l’immaginario collettivo. Viene fermato lo stesso 12 dicembre e passa in questura tre giorni. Poi succede che voli dalla finestra del quarto piano e si sfracelli nel cortile. Se è caduto la colpa è solo sua: nessuno era presente in quella stanza.
Già perché in quel 15 dicembre la questura era popolata da personaggi bizzarri che ritenevano Giuseppe Pinelli un pericoloso terrorista ma lo lasciavano solo in una stanza, chissà poi di quale funzionario, con la finestra aperta neanche fosse primavera.

Edizione integrale del Tg del 12 dicembre 1969

A Roma arrestarono Pietro Valpreda anche lui anarchico del circolo 22 Marzo. Poi a distanza di anni e un bel po’ di galera si scoprì che era innocente e che chi l’aveva riconosciuto era stato un po’ influenzato. Sono cose che capitano. Successe quindi che si pensò che i colpevoli fossero estremisti di destra: fascisti per dirla come va detta. Ne furono arrestati un po’ ma anche loro risultarono innocenti. Nessuno di questi fu lasciato libero vicino ad una finestra, visti i precedenti, però si fecero qualche anno di galera. Come dire mal comune mezzo gaudio.

Nessun colpevole per la strage:

Se si seguisse la logica si dovrebbe arrivare ad arguire che non essendoci colpevoli la strage non è mai avvenuta. Fatto metafisico quindi. Imperscrutabile. Infatti oggi 12 dicembre 2013 nessun giornale ne parla.
Sarà che non ci sono più le ideologie, sarà che i partiti sono diventati liquidi, sarà quel che sarà oggi silenzio assoluto. Eppure fino a qualche tempo fa si gridava: «12 dicembre strage di stato la classe operaia non ha dimenticato» ma adesso dicono che non ci sia più neanche la classe operaia. Sarà.
Però a Taranto in quella che una volta era l’Italsider quelli che muoiono di cancro sono operai così come sono operai quelli morti per la lavorazione dell’amianto a Casale Monferrato e sono in buona parte operai anche quelli che a Torino, a Milano e nel resto dell’Italia sono disoccupati. Chissà.
Certo non se ne ricorda la classe operaia che non c’è più ma non se ne ricordano neppure gli intellettuali e i giornalisti e neanche i parlamentari e neanche il Presidente della Repubblica e neanche quelli che vogliono tirare fuori il Paese dalla crisi e dalla morsa dello spread. Ma se non si ricordano del 12 dicembre 1969 come potranno salvare questo Paese?

Pubblicato in Misteri di Cronaca Nera

Scritto da

Blogger satirico, polemico, dadaista, ghibellino, laico, uomo d'arme e di lettere - Il Vicario Imperiale

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