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Inchiesta Petrolio in Basilicata: tutto quello che c’è da sapere

Tempa Rossa è un giacimento petrolifero situato in Basilicata, precisamente nella parte alta della valle del Sauro. A poca distanza dal centro Oli dell’Eni. Fu scoperto nel 1989 e risulta essere il giacimento più grande dell’Europa continentale.
Nel sottosuolo si trova uno dei principali giacimenti petroliferi europei sulla terraferma: per capire di cosa si parla, basti pensare che il 78,5% circa della produzione italiana di greggio su terra proviene dalla Basilicata.
La gestione dell’impianto è in mani straniere: il 50% ai francesi della Total, il 25% ai giapponesi dell’impresa petrolifera Mitsui ed il 25% alla Shell, azienda anglo-olandese. L’inizio dell’estrazione è programmato per il 2017.

Il progetto estrazioni dal 2017:

Il sito consentirà di ottenere 50.000 barili al giorno, 240 tonnellate di GPL, 230.000 metri cubi di gas naturale ed 80 tonnellate di zolfo, con una produzione messa a regime.
Il progetto consiste nella predisposizione di 8 pozzi, di cui 6 già perforati ed altri 2 in attesa delle autorizzazioni per essere perforati. Nei comuni della zona, Corleto Perticara, Gorgoglione e Guardia Perticara, sorgeranno anche un centro oli ed un centro per lo stoccaggio del GPL.
Una parte del greggio estratto, sarà esportato. Per questo il petrolio della Basilicata sarà trasferito a Taranto, raccolto nella raffineria dell’Eni, che essere adeguata per gestire il prodotto.

Alle radici del problema:

Nel 1992 il giacimento di proprietà dell’Eni cominciò ad essere perforato per le prime esplorazioni da parte di Total Mineraria SpA, che lavorava per Eni.
In data 15 aprile 2011, 19 anni dopo l’inizio delle perforazioni esplorative effettuate dalla Total Mineraria Spa con successivo abbandono dei fanghi petroliferi dovuto alla mancanza di una discarica che potesse raccoglierli, la questione emerge prepotentemente e si inizia a parlare di “situazione a rischio”.
Come spesso e volentieri in Italia, inizia uno scarico vicendevole di responsabilità; il terreno, ora in concessione alla Total, era all’epoca dei fatti di proprietà dell’Eni per la quale Total Mineraria lavorava.
Al di là dello scarico i responsabilità, l’aspetto più importante è che l’Arpab, Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente che nel tempo ha ricevuto tutte quelle segnalazioni, ha espresso preoccupazione per l’inquinamento delle falde acquifere e per problemi legati alla regimazione delle acque piovane.

L’inchiesta della Procura di Potenza nel 2008:

Nel 2008 la Procura di Potenza avviò un’inchiesta diversa rispetto a quella cui si è parlato in questi giorni in riferimento al caso del ministro dimissionario Guidi.
In quell’occasione, nel 2008, a seguito dei lavori per la costruzione del centro oli di Tempa rossa partì un’inchiesta coordinata dall’allora pm di Potenza Henry John Woodcock. In quell’occasione si arrivò a sentenze di condanna di 7 anni ciascuno per due ex dirigenti locali della Total, mentre l’ex amministratore delegato della compagnia petrolifera francese e un manager della Total furono condannati a 3 anni e 6 mesi di reclusione. In totale il processo vide 31 imputati.

L’inchiesta attuale:

Venendo all’inchiesta attuale, quella che ha visto il coinvolgimento dell’ imprenditore manager della Total Gianluca Gemelli, compagno dell’ ex ministro delle Sviluppo Economico Federica Guidi, si indaga su reati di associazione a delinquere e traffico illecito di influenze e vede al suo centro le intercettazioni delle telefonate tra lo stesso Gianluca Gemelli e la sua compagna, l’ex ministro Guidi.
Si parlerebbe quindi di manovre finalizzate ad ottenere appoggi politici sfruttando la posizione della compagna. A quanto si evince dalla intercettazioni, sia Gemelli che l’ex ministro Guidi erano conoscenza dell’inchiesta a carico di Gemelli e temevano ripercussioni anche politiche.
Nello specifico, a gennaio 2015 iniziano a circolare le prime voci sull’inchiesta e il ministro invita il compagno a saperne di più.

Storia dell’emendamento più discusso dell’era Renzi:

Il resto è storia di questi giorni: si parla dell’emendamento a firma del governo Renzi che ha sbloccato la situazione Tempa Rossa. Un emendamento che era stato in un primo momento bocciato, e che poi era rientrato nella legge di Stabilità a dicembre 2014 in commissione Bilancio in Senato.
L’emendamento venne consegnato, seguendo la prassi, dal ministero dello Sviluppo economico a Maria Elena Boschi, la titolare dei Rapporti col Parlamento.
Il testo in quell’occasione passò e venne recepito nella manovra poi approvata con la fiducia. Ciò che è ancora da chiarire è per quale motivo il ministro Boschi abbia accettato di inserire il cosiddetto “emendamento Tempa Rossa” tra quelli da approvare.
Prima o poi, almeno questa è la speranza, se ne saprà qualcosa di più e la giustizia farà, nel caso ce ne dovesse essere bisogno, il proprio corso.

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Scrittore, giornalista, ricercatore di verità - "Certe verità sono più pronti a dirle i matti che i savi..."

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