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Rosario Crocetta, le intercettazioni e il caos calmo in Sicilia

Le cose non sono come sembrano, direbbe oggi Luigi Pirandello. E guardando quello che accade nella sua amata Sicilia forse non aveva tutti i torti.
È passata una settimana dallo scandalo che ha coinvolto il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta, provocando uno scossone non indifferente a Palazzo D’Orleans ma anche sgomento nel mondo politico.
“Quella va fatta fuori come il padre”. A parlare in questi toni è il medico Matteo Tutino, Chirurgo primario dell’ospedale Villa Sofia a Palermo, mentre è telefono con il governatore della Sicilia. Un’intercettazione di cui tutti siamo a conoscenza, pubblicata sull’Espresso quarantotto ore prima della cerimonia in ricordo del magistrato antimafia Paolo Borsellino.
Lo sgomento, lo choc, il pianto e le accuse infamanti secondo Crocetta non hanno senso di esistere visto che lui ha sempre combattuto la mafia e sostenuto Lucia Borsellino. I giorni passano e il puzzle di questa storia sembra però intricarsi pericolosamente senza far sconti a nessuno. Riepiloghiamo brevemente la vicenda.

L’intercettazione de l’Espresso:

L’Espresso pubblica un articolo in cui riporta le intercettazioni di una telefonata tra Rosario Crocetta e il suo medico Matteo Tutino, ai domiciliari per truffa. Secondo il settimanale diretto da Luigi Vicinanza, il dottore dice in siciliano a Crocetta che Lucia Borsellino, ex assessore alla sanità siciliana nonché figlia di Paolo Borsellino, va fermata e fatta fuori come il padre. Lucia-Borsellino
Alla luce di queste accuse, la Procura di Palermo ha riascoltato il nastro alla presenza del procuratore aggiunto Leonardo Agueci, del Pm Luca Battinieri e del capo dei Nas di Palermo, il capitano Giovanni Trisirò, che hanno smentito il contenuto di queste intercettazioni.
A conferma del contrario il direttore dell’Espresso, sostenendo che la telefonata risale al 2013 e fa parte dei fascicoli secretati di uno dei tre filoni dell’indagine in corso sull’ospedale Villa Sofia di Palermo.
Il seguito è storia che conosciamo e che da qualche giorno riempie pagine di giornali tra interviste, inchieste e reportage. Ma nel frattempo delle intercettazioni nessuna traccia tangibile.

Verità o nuovo caso Boffo?

Rosario Crocetta è sicuro che questa storia sia stata montata a dovere per screditarlo, sostiene l’ipotesi del dossieraggio, un gioco volgare che lo offende e cita il cosiddetto Metodo Boffo, un’espressione che nel corso degli anni è diventata simbolo di “Campagne di stampa basate su bugie al fine di screditare qualcuno”.
Un po’ come successe nel 2009 a Dino Boffo, direttore del quotidiano Avvenire, che vide la sua vita distrutta a causa di alcune veline false che riportavano informazioni sulla sua sfera privata, pubblicate da Vittorio Feltri su “Il Giornale” al fine di screditarne la figura.
Ma in quel caso Boffo, aveva osato riprendere l’allora Cavaliere Silvio Berlusconi per le sue condotte “immorali” riferite al caso Olgettine e Ruby Rubacuori, in quanto Presidente del Consiglio. La situazione era un po’ diversa. Il governatore della Sicilia però, che abbiamo conosciuto come persona sui generis, ha ribadito che ora è il tempo del metodo Crocetta forse peggio, a suo dire, del metodo Boffo.

La figura del governatore antimafia Crocetta:

Originario di Gela, Rosario Crocetta è il fratello minore di Salvatore Crocetta, senatore del Pci per tre legislature. Inizia la sua carriera politica prima nel Pci e poi in Rifondazione Comunista. Dopo essere stato più volte assessore a Gela si candida a sindaco nel 2002, vince e poi viene riconfermato. crocetta-e-battiato
Nel 2008 aderisce al Pd e l’anno successivo viene eletto parlamentare europeo lasciando l’incarico di sindaco. Nell’agosto del 2012 però, si candida a governatore della Sicilia, vince le elezioni e lascia Bruxelles.
Una vittoria ottenuta nel segno dell’antimafia. Un governatore che fa coming out e che ogni domenica va in chiesa a pregare, di certo suscita interesse e attrazione ma soprattutto voglia di rinascita per la Sicilia, che fino in fondo ci ha sperato.
Ma non è bastato a tenere insieme una giunta che ha perso più volte pezzi, a partire dal 2013 quando Franco Battiato e Antonio Zichichi in squadra da meno di un anno, rompono i rapporti di collaborazione politica con il governatore.
Le prime turbolenze per la giunta che supera due voti di sfiducia, l’ultimo risalente allo scorso ottobre e 37 nuovi assessori nominati, con tre rimpasti di governo. L’ultima a lasciare il posto è stata proprio Lucia Borsellino, qualche giorno prima dell’arresto di Matteo Tutino.

Dubbio dimissioni e richiesta danni a l’Espresso:

Molte le voci di rammarico per questa vicenda, dal Presidente del Senato Piero Grasso a quella della Camera Laura Boldrini, con il monito di Fausto Raciti segretario del Pd siciliano alle dimissioni di Crocetta.
Ipotesi paventata dal governatore ma solo dopo aver portato a termine alcune riforme, come sostenuto in queste ore da Crocetta, in esilio nella sua casa a Gela, lontano dal clamore. Bisognerà aspettare che il Premier Matteo Renzi, ora a Betlemme, ritorni in Italia per capire come, dopo Roma Capitale, potrà gestire il caos che vede ancora una volta il Pd navigare in cattive acque.
Nel frattempo, l’avvocato di Crocetta, Vincenzo Lo Re ha annunciato azione civile contro l’Espresso: dieci milioni di danni al settimanale e ai due giornalisti che hanno firmato l’articolo Piero Messina e Mauro Zoppi insieme al direttore Luigi Vicinanza, non solo per omesso controllo ma anche per aver più volte confermato l’esistenza dell’intercettazione.

Pubblicato in Politica

Scritto da

Calabrese, testarda e con la passione per il giornalismo.

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