In questo articolo parliamo di:
Come avviene la consultazione popolare:
La consultazione popolare deve avvenire con la formulazione di una richiesta nel rispetto della legge e supportata da almeno 500 mila firme che devono essere convalidate dalla Cassazione.
I primi due passaggi sono avvenuti. Infatti, l’Ufficio centrale per il referendum della Corte Suprema di Cassazione ha dichiarato la conformità del quesito referendario all’articolo 138 della Costituzione ed alla Legge n. 352 del 1970.
Il documento era giunto ai magistrati il 14 luglio scorso; quindi avevano tempo fino al 15 agosto, ma hanno lavorato alacremente per concludere le procedure in anticipo.
60 giorni per decidere la data del referendum:
Dalla sentenza ci sono 10 giorni di tempo per depositare eventuali ricorsi, terminati i quali, in assenza di atti presentati a contestare la decisione, si può procedere.
Il governo ha 60 giorni per decidere la data di svolgimento della votazione. Ci vuole una delibera del Consiglio dei Ministri che viene presentata al Presidente della Repubblica.
Il Capo dello Stato ha il compito di indire il referendum, emettendo un decreto presidenziale. Il voto deve avvenire in una domenica compresa tra il 50° ed il 70° giorno successivi al decreto di indizione.
Cosa prevede la legge in materia di referendum?
A prevedere i referendum di revisione della Carta è la stessa Costituzione con l’articolo 138. La richiesta può essere presentata da 1/5 dei componenti di uno dei due rami del Parlamento; da almeno 500 mila elettori; oppure da almeno cinque Consigli regionali.
Il tutto non oltre i tre mesi da quando è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il testo di legge della riforma della Costituzione. Tale consultazione popolare non prevede il quorum, ovvero non conta il numero dei votanti, bensì la prevalenza del sì oppure del no.
La maggioranza vince. Il quorum conta solamente nei casi di referendum abrogativo, che sono previsti dall’articolo 75 della Costituzione. Si tratta di abrogazione di leggi o di parti di esse e concerne sia le leggi che gli atti con valore di legge.
Tale decisione popolare non può, tuttavia, riguardare le norme tributarie e di bilancio, di amnistia o indulto e di ratifica di trattati internazionali. L’art. 138 della Costituzione prevede la possibilità di richiedere il referendum costituzionale dopo la seconda votazione da parte delle camere di una legge di revisione costituzionale o di una legge costituzionale.
Il referendum costituzionale:
Il referendum costituzionale si tiene quando la seconda votazione nelle due Camere, nell’ambito di una votazione per una legge di revisione della Costituzione, non raggiunge il favore dei due terzi.
Ci sono due votazioni alla Camera e due votazioni al Senato, distanziate tra loro di almeno novanta giorni. Nel caso specifico le maggioranze che hanno votato a favore della proposta di riforma costituzionale, presentato attraverso il disegno di legge del ministro Boschi, sono state numericamente inferiori ai due terzi.
Una volta decisa la data, quindi, si allestiranno i seggi e la parola, o meglio la croce sul sì o sul no, passerà ai cittadini che godono dei diritti elettorali.
La riforma Boschi vuole cambiare il referendum abrogativo:
Nel caso la riforma proposta dall’esecutivo venisse approvata dai votanti, tra le modifiche ci sarà proprio la norma sul referendum abrogativo.
Resterà invariato il quorum con la partecipazione del 50% degli aventi diritto al voto, ma la soglia minima per la presentazione dell’istanza di consultazione popolare dovrà avere almeno 800 mila firme ed il quorum scende al 50% del numero di elettori che hanno votato alle ultime elezioni.
Il referendum, che avverrà in autunno, è la terza consultazione popolare della storia repubblicana a riguardare la modifica costituzionale. Gli altri sono avvenuti nel 2001 e nel 2006.
Il primo quesito, approvato da una maggioranza piuttosto netta, riguardava il federalismo. La seconda proposta, bocciata, prevedeva la revisione dell’assetto della seconda parte della Carta.
Fine del bicameralismo perfetto e nuovo Senato:
La proposta del governo in riferimento al ddl Boschi riguarda più aspetti: la fine del bicameralismo perfetto; l’elettività dei senatori; l’eliminazione della figura del senatore a vita; nuove regole per eleggere il Presidente della Repubblica; nuove norme per approvare le leggi; la ridistribuzione delle competenze tra le Regioni e lo Stato; l’abolizione delle Province e del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro e la revisione delle regole per il referendum.
I votanti si dovranno esprimere sull’intera proposta e non sulle singole parti. Ad oggi la data del referendum ancora non è stata indicata ma, con ogni probabilità, si dovrebbe votare ad inizio novembre.