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Consultazioni, incarichi, elezioni: cosa prevede l’iter post Referendum

Passato il referendum e archiviata la vittoria del no, il premier Matteo Renzi ha rassegnato le proprie dimissioni. Quello che potrebbe succedere a questo punto non è del tutto chiaro.
Ci sono molti scenari in ballo: si parla di elezioni subito; di governi provvisori (o, come va di moda chiamarli, ‘di scopo’); di elezioni dopo che la Consulta si pronuncerà in merito alla legittimità della legge elettorale, a fine gennaio.
Tante incognite e tanti punti interrogativi che pendono sulla politica attuale come una spada di Damocle. Al di là di quello che verrà deciso e di cosa i singoli attori sceglieranno di fare, cerchiamo di comprendere meglio cosa succede in questi casi; qual è l’iter che si segue.
E quali passaggi ci aspettano nelle prossime settimane per uscire fuori da questa situazione di blocco.

Le consultazioni del Presidente della Repubblica:

Il primo passaggio è legato alle cosiddette consultazioni da parte del presidente della Repubblica, Mattarella. Con il termine consultazioni si va a indicare tutta la serie di incontri che il capo dello Stato tiene presso la sede del Quirinale per individuare un potenziale soggetto cui affidare l’incarico di formare un governo.
Il tutto per capire se esiste ancora una maggioranza parlamentare possibile e in grado di mettere in piedi un esecutivo. Nel corso delle consultazioni vengono ascoltati gli ex capi di Stato (nello specifico, Napolitano); i presidenti delle due camere (Grasso per il Senato e Boldrini per la Camera); i senatori a vita; e i presidenti dei gruppi parlamentari.

Conferimento di incarico di governo:

Il capo dello Stato può quindi decidere di affidare l’incarico ad un nuovo premier anche solo per un mandato esplorativo. Il termine mandato esplorativo sta a significare un incarico temporaneo che il Presidente della Repubblica conferisce a un politico per fargli individuare possibili soluzioni ad una crisi di governo.
Mattarella potrebbe scegliere tra l’affidare questo incarico a un premier scelto da lui; o assegnare un nuovo mandato a Renzi che tornerebbe così ad essere premier. Ovviamente è necessaria l’accettazione dell’incarico da parte della persona indicata la quale deve poi nominare i ministri.

La fiducia del Parlamento:

Un nuovo eventuale esecutivo così nato dovrebbe poi passare l’esame del Parlamento; ovvero richiedere la fiducia delle camere. Tramite la fiducia parlamentare il Parlamento va, con votazione, ad accordare o revocare la fiducia ad un governo appena nato.
Se si arrivasse a questo punto, si andrebbe poi ad attendere la sentenza della Corte Costituzionale sull’Italicum, il sistema elettorale in vigore in Italia dal 2015 applicabile alla sola Camera.

Italicum e Consulta:

E qui si deve aprire una parentesi di un certo rilievo. In questo momento la questione legata alla legge elettorale è una grandissima incognita in Italia.
Quella attualmente in vigore, come detto, si applica alla sola Camera; il tutto era nato con la speranza di vittoria del Si al referendum, che avrebbe cambiato radicalmente il Senato anche dal punto di vista delle elezioni.
In quel caso l’unica camera eletta direttamente dai cittadini sarebbe stata la Camera; ed allora la legge elettorale era stata studiata solo per questa.
Con la vittoria del No, ora, ci si trova nella situazione paradossale di avere due camere con eguali funzioni e ciascuna con un sistema elettorale proprio.

Sentenza della Corte Costituzionale del 24 Gennaio 2017:

Al riguardo la Corte Costituzionale si esprimerà il 24 gennaio in merito al destino dell’Italicum per capire se la legge elettorale è compatibile con la Costituzione.
E in base a quella decisione si aprirebbero scenari differenti: potrebbe succedere che si avrà una nuova legge elettorale, da scrivere ex novo, per Camera e Senato; oppure che venga armonizzato l’Italicum adeguandolo a quella che sarà la sentenza della Consulta e andando quindi a utilizzarlo come sistema elettorale per entrambe le camere.

I deputati vorranno arrivare a fine legislatura?

Cosa succederà una volta risolto il nodo della legge elettorale? Anche qui gli scenari sono sostanzialmente due:

  • Si potrebbe portare la legislatura fino al suo termine naturale previsto a febbraio 2018, ipotesi che molti deputati sognano perché a partire dal prossimo settembre molti di loro, il 60% circa, acquisiranno il diritto al vitalizio. Quindi potrebbero fare di tutto per mantenere la legislatura in vita.
  • L’altra ipotesi, quella auspicata da molti, è che il il governo eventualmente formato con mandato esplorativo si dimetta; il capo dello Stato Mattarella decida di sciogliere le camere; e si vada finalmente, dopo tanto tempo, ad elezioni democratiche.
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Scritto da

Giornalista indipendente, web writer, fondatore e direttore del giornale online La Vera Cronaca e del progetto Professione Scrittura

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