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Reddito di cittadinanza contro la povertà
Un programma evidentemente gradito dagli elettori in un Paese che stenta a riprendersi dagli effetti di una crisi economica che ha comportato conseguenze molto pesanti, soprattutto dal punto di vista occupazionale.
La povertà si è ampliata andando a toccare fasce di popolazione che un tempo rientravano nella cosiddetta classe media, quella sulla carta agiata; recenti dati Eurostat hanno calcolato in 10,5 milioni il numero di italiani che hanno difficoltà a reperire un pasto a base di proteine ogni due giorni; a pagare l’affitto della propria abitazione; a vestirsi in maniera adeguata.
Criticità che collocano l’Italia in cima alla graduatoria dei Paesi ove la povertà sferza i colpi più duri, davanti alla Romania e alla Francia. Ecco allora che in un contesto tale una misura come quella del reddito di cittadinanza proposta dal M5S trova sicuramente terreno fertile.
Reddito di cittadinanza e programma del M5S
In cosa consiste il reddito di cittadinanza presentato dal Movimento 5 Stelle? In pratica questo provvedimento prevede che ad ogni cittadino italiano che non disponga di capacità reddituale sufficiente, ovvero che non raggiunga una soglia minima di reddito, venga corrisposta una determinata cifra tale da consentirgli di poter condurre una vita dignitosa.
Va ricordato che la proposta del movimento fondato da Beppe Grillo diverge in alcuni punti fondamentali da quello che gli esperti hanno sempre indicato come reddito di cittadinanza. Per essere realmente tale, infatti, questa forma di integrazione al reddito era stata slegata da qualsiasi tipo di condizione.
Chi lo richiede non dovrebbe garantire la sua partecipazione a programmi di formazione e inserimento nel mondo del lavoro, oppure cercare attivamente un’occupazione. Condizioni che sono invece parte integrante della proposta formulata dal Movimento 5 Stelle e che hanno spinto molti osservatori ad affermare che, in effetti, non si tratta di un vero reddito di cittadinanza.
Differenze tra reddito di cittadinanza e proposta del M5S
E nel concreto tratta di un argomento abbastanza fondato, in quanto storicamente il reddito di cittadinanza è configurato come un aiuto statale a chiunque vanti l’appartenenza alla comunità nazionale, indipendentemente dalla condizione economica.
La proposta del M5S sembra invece indirizzata alle fasce disagiate della popolazione, ponendo limiti alla sua concessione. In definitiva, pur essendo una proposta tesa a risolvere il problema nel lungo periodo, fissa il suo obiettivo immediato ad un sostegno di breve termine del reddito.
Occorre anche ricordare come nel corso del tempo il reddito di cittadinanza in salsa grillina sia stato oggetto di modifiche. Ad esempio se nel corso della campagna elettorale sembrava proporsi di sostituire in toto il Reddito di Inclusione (REI) varato dal governo Gentiloni.
Negli ultimi giorni c’è stata una parziale correzione di rotta, che ha spinto Luigi Di Maio, il candidato premier del Movimento, a ipotizzare un allargamento della misura già operativa sino a farlo coincidere con il reddito di cittadinanza.
Le cifre del reddito di cittadinanza
Per quanto concerne le cifre, va poi ricordato come la misura del M5S preveda l’adeguamento della cifra prevista alla cosiddetta soglia di povertà indicata periodicamente dall’Istat. Attualmente questa soglia si attesta a 780 euro, ovvero la cifra che è stata indicata dal M5S in campagna elettorale.
Si tratta di un’integrazione al reddito, quindi se un lavoratore guadagna ufficialmente 500 euro, avrà diritto ad ulteriori 280 per arrivare alla soglia di povertà. Va poi ricordato che nel caso di famiglie in cui entrambi i genitori siano disoccupati o parzialmente occupati e siano presenti due figli, la cifra complessiva arriverebbe a 1630 euro, con l’integrazione definita sulla base del reddito preesistente.
Altra precisazione da fare è quella relativa al fatto che la misura non sarebbe riservata soltanto agli italiani, ma anche ai cittadini stranieri che abbiano residenza in Italia da almeno un biennio, abbiano lavorato perlomeno mille ore in questo periodo e che sempre nell’arco di tempo in questione abbiano guadagnato almeno 6mila euro.
La raccomandazione Ue sul reddito minimo
Altro dato importante da ricordare è che nell’ottobre del 2017 il Parlamento europeo ha approvato una relazione nella quale si invitano gli stati membri dell’UE ad introdurre il reddito minimo.
Una raccomandazione che per ora è stata seguita dalla Finlandia, ove una misura di questo genere è stata sperimentata su input del governo di centrodestra. Un esperimento che ha interessato circa 2mila persone, le quali hanno ricevuto 560 euro mensili a testa, e che ha avuto un risultato giudicato molto soddisfacente da chi lo ha proposto.