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Falso in bilancio, si torna indietro: storia di un reato

Si torna a parlare di falso in bilancio, un reato che in Italia è diventato famoso per il suo controverso iter: una storia particolare quella del falso in bilancio che ha subìto, nel tempo, revisioni tali da portare le pene inflitte in un registro sempre più lieve.
Nelle ultime ore il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha presentato il suo pacchetto di riforme, noto proprio con il nome di pacchetto Orlando, comprendente diverse voci: tra i capitoli previsti, si parla di durata dei processi e necessità di accorciarne i tempi; responsabilità civile dei magistrati; di inasprire le pene per i reati legati alla criminalità organizzata; di prescrizione; di riscrittura del codice civile; di archiviazione dei processi di lieve entità. E, per l’appunto, di falso in bilancio.
Nelle intenzioni del ministro Orlando c’è di reintrodurre nel codice il reato di falso in bilancio; reato che era stato depenalizzato nel 2002 dall’allora governo Berlusconi. Attualmente ancora non è stato deciso nei dettagli come impostare la procedibilità del reato di falso in bilancio: si deve ancora stabilire se sarà un reato da procedibilità di ufficio o a querela. La prima ipotesi sembra ad oggi la più probabile.
Rientrerebbe così in auge un reato che ha vissuto un iter piuttosto controverso e che ha tenuto impegnata l’opinione pubblica in profondi dibattiti causa la sua particolare storia.

Il reato di falso in bilancio:

Cos’è esattamente il reato di falso in bilancio? In sintesi, si tratta di una frode contabile che, nel diritto societario, si riferisce alla compilazione di false comunicazioni sociali: vale a dire, una rendicontazione non veritiera di alcuni parametri fondamentali che devono essere inseriti nel bilancio di una azienda.
La compilazione non veritiera del bilancio societario, documento che viene redatto appositamente per fornire informazioni su una azienda, è quindi una frode riconosciuta come reato in molti ordinamenti. Tra gli effetti che una pratica simile può portare, quello di andare ad influire sul credito che una azienda può ottenere dai finanziatori e sulle relative garanzie da richiedersi; portare vantaggi indebiti a danno di soci o azionisti nel caso di distribuzione di dividendi; creare liquidità illecita parallelamente a quella ufficiale, i cosiddetti fondi neri di una azienda.
In sostanza con la pratica del falso in bilancio si vanno a creare una serie di vantaggi artefatti tramite la messa in pratica di comportamenti non leciti.

Depenalizzazione da parte di Berlusconi

È il 2002 quando si assiste ad un’ampia depenalizzazione del falso in bilancio: è l’epoca del governo Berlusconi II e ministro della Giustizia è il leghista Roberto Castelli. Il quale presenta un decreto legge sulla riforma del diritto societario in riferimento alla parte che tratta proprio il falso in bilancio.
Nella relazione di Castelli si legge che “viene introdotta una graduazione della gravità delle pene in rapporto all’effettiva esistenza di un danno per soci, i creditori o il pubblico, con l’introduzione di nuove ipotesi di non punibilità connesse alla riparazione del danno prima dell’inizio del processo. Le fattispecie di minore gravità del falso in bilancio sono state depenalizzate e saranno punite con sanzioni amministrative in linea con l’attuale tendenza a limitare ai casi realmente gravi l’intervento penale”.
Che detto in linguaggio semplice, sta a significare una ampia depenalizzazione dell’allora reato di falso in bilancio andando a prevedere come sanzioni soprattutto pene amministrative. Il falso in bilancio resta un illecito, quindi parlare di depenalizzazione non è corretto e si tratta più di una sintesi giornalistica; tuttavia la nuova norma va a modificare circostanze e conseguenze del reato.

Una norma ad personam?

La norma precedente che prevedeva l’arresto fino a 5 anni viene modificata portando la pena massima a 2 anni di detenzione: che se non è una depenalizzazione è comunque una bella revisione al ribasso.
Un approccio meno repressivo al reato di falso in bilancio e che molti vedono come una delle tante leggi rinfacciate a Berlusconi in quanto ritenute ad personam: ovvero, cucite ad arte per risolvere i propri problemi. Al momento del decreto presentato da Castelli infatti, Berlusconi era invischiato in diversi processi per falso in bilancio: a seguito di quel provvedimento tutti i processi di Berlusconi verranno cancellati per vari motivi tutti riconducibili ad una serie di provvedimenti messi in atto dal suo governo.

Pubblicato in Politica

Scritto da

Giornalista indipendente, web writer, fondatore e direttore del giornale online La Vera Cronaca e del progetto Professione Scrittura

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