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PNRR: cos’è, quando è entrato in vigore e cosa prevede

PNRR è l’acronimo di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. È un piano presentato dal governo italiano alla Commissione Europea a fine aprile 2021, nell’ambito del Next Generation EU, per la ripresa economica e sociale del Paese dalla crisi causata dalla pandemia di COVID-19.
Il piano prevede investimenti per circa 222 miliardi di euro, di cui 209 destinati a progetti in varie aree, tra cui infrastrutture, ambiente, digitale, istruzione e formazione, ricerca e innovazione, nonché il sostegno alle imprese e all’occupazione. L’obiettivo è quello di rafforzare la resilienza del Paese e di favorire la crescita sostenibile e inclusiva.

Cos’è il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è rivolto a tutti i cittadini, le imprese e le amministrazioni pubbliche del territorio italiano, ma le risorse disponibili saranno distribuite in modo selettivo per realizzare progetti e interventi strategici e mirati.

  1. Per quanto riguarda le imprese, il PNRR prevede una serie di misure di sostegno, tra cui finanziamenti a tasso agevolato, contributi a fondo perduto, investimenti in equity e garanzie per le operazioni di credito. Le imprese potranno accedere a questi strumenti attraverso bandi pubblici o attraverso intermediari finanziari accreditati.
  2. Per le amministrazioni pubbliche, il PNRR prevede risorse per la realizzazione di progetti in ambito infrastrutturale, ambientale, digitale, sociale, culturale e per la riqualificazione urbana e territoriale.
  3. Per i cittadini, il PNRR prevede interventi per la sicurezza e la qualità dell’aria, per la riqualificazione energetica degli edifici pubblici e privati, per la formazione e l’occupazione, per la transizione verde e digitale.

Quali sono i pilastri del PNRR?

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevede una serie di interventi e progetti per la ripresa economica e sociale del Paese, per cui le risorse disponibili saranno distribuite attraverso bandi pubblici e programmi di finanziamento gestiti da diverse istituzioni e organismi. Il PNRR si articola in 6 pilastri:

  1. Transizione ecologica e digitale: progetti per la transizione verde e digitale, tra cui la riqualificazione energetica degli edifici, la mobilità sostenibile, l’efficienza energetica e la banda ultralarga.
  2. Infrastrutture per la connessione e la competitività: progetti per la realizzazione di infrastrutture strategiche, tra cui la realizzazione di nuove autostrade, ferrovie, aeroporti, porti e opere idrauliche.
  3. Istruzione, formazione e ricerca: progetti per la formazione e l’istruzione, tra cui l’ammodernamento degli edifici scolastici e l’innovazione didattica.
  4. Innovazione, competitività e cultura: progetti per l’innovazione e la competitività delle imprese, tra cui la ricerca e lo sviluppo, l’internazionalizzazione e la valorizzazione del patrimonio culturale.
  5. Coesione territoriale e inclusione sociale: progetti per la coesione territoriale e l’inclusione sociale, tra cui la riqualificazione urbana e territoriale, la lotta alla povertà e l’integrazione degli immigrati.
  6. Salute e Protezione Civile: progetti per la salute e la protezione civile, tra cui la riqualificazione degli ospedali e la prevenzione dei rischi naturali.

Chi prende i fondi del PNRR?

Le risorse del PNRR saranno gestite dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, in collaborazione con gli altri ministeri e le amministrazioni pubbliche coinvolte nei singoli progetti, mentre la Commissione Europea avrà il compito di valutare e monitorare la realizzazione degli interventi previsti.
Come fare per accedere ai fondi? È necessario partecipare agli appositi bandi che vengono emanati dai ministeri competenti e con i quali si vanno a delineare i progetti da finanziare. Una volta individuati questi progetti, sarà poi compito del MEF, il ministero dell’Economia, versare le risorse all’interno dei conti di tesoreria.

Pubblicato in Politica

Scritto da

Scrittore, giornalista, ricercatore di verità - "Certe verità sono più pronti a dirle i matti che i savi..."

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