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Una legge porcata: ci voleva la Consulta?
Oddio, in un paese normale, magari all’indomani della promulgazione della legge, sbandierata su tutti i giornali e meritoria di infinite conferenze stampa ed interviste e pure dopo aver sentito la calderoniana definizione a qualcuno della Corte Costituzionale, gli sarebbe pure potuto venire venuto l’uzzolo di “guardarci dentro” a questa legge. (L’espressione è volutamente dialettale per consentirne la comprensione anche agli amici Calderoli).
E magari a quel solerte servitore dello Stato, anche solo per averla scorsa e senza essere entrato nel dettaglio, gli sarebbe venuto il dubbio che se una legge è definita una porcata da chi l’ha scritta forse con la costituzione aveva poco a che fare. Perché non è normale, in un Paese normale, che le leggi porcata siano, come dire, anche costituzionali. Di solito nei paesi normali si cerca di fare leggi che siano quantomeno decenti.
Poi se quel solerte servitore dello Stato nonché giudice costituzionale avesse investito qualche minuto del suo prezioso tempo a leggere il parto di Calderoli si sarebbe reso conto, quasi subito che, nell’ordine: le segreterie dei partiti la facevano da padrone nella definizione degli eletti, che gli elettori erano semplicemente chiamati a ratificare e non avevano libertà di scelta alcuna e poi che una maggioranza relativa, che è pur sempre minoranza per quanto cospicua, acquisiva la maggioranza assoluta del Parlamento.
Sistema di voto alla Camera e al Senato:
Che poi il sistema di votazione del Senato fosse differente da quello della Camera e di vantaggio quasi esclusivo per una sola parte politica, come se, detto senza malizia, fosse stato studiato alla bisogna, l’avrebbe capito anche un bambino. Probabilmente pretendere tutto questo sforzo in così breve tempo sarebbe stato chieder troppo ai quindici giudici costituzionali in carica nel 2005.
Già perché in Italia i giudici costituzionali sono quindici mentre quelli della Suprema Corte degli Usa, tanto per fare un esempio, sono nove e sono di riferimento ad una repubblica federale composta da 50 Stati (contro le nostre 20 scardellate regioni, di cui ad oggi 16 con rappresentanti inquisiti) e con una popolazione di quasi 320 milioni che è come dire più di cinque volte il numero degli italiani. Ma tant’è.
Quindi per ben otto anni e, tre tornate elettorali non è successo assolutamente nulla. O per meglio dire andava tutto bene madama la marchesa Chissà come mai. Chissà perché. E questo, guarda un po’ il caso, nonostante tra gli attuali quindici due fossero già in carica prima della presentazione della legge e tre lo fossero prima delle elezioni del 2008 e ben dodici prima delle elezioni del febbraio 2013. Evidentemente avevano altro da fare.
Giuliano Amato giudice costituzionale:
Ora qualche dietrologo con qualche malizia farà notare che la bocciatura del porcellum segue a ruota la nomina di Giuliano Amato a giudice costituzionale. Un elemento di novità sia rispetto a otto anni addietro sia rispetto alle successive scadenze ma oggi Giuliano Amato invece oggi c’è. Sarà un dettaglio ma forse la cosa ha il suo peso.
Senz’altro lui è lì a portare in questo organismo tanto delicato quando fondamentale per il buon funzionamento dello Stato un po’ della sua scanzonata voglia di esserci e quella ventata di gioventù e aria nuova che tanto colpì, ai tempi andati anche Bettino Craxi. Comunque bene quel che finisce bene e la fine della legge porcata è già un bel risultato.
Si spera che questa vicenda serva di lezione anche per gli attuali giudici costituzionali e che magari buttino un occhio un tanti nello più attento alla prossima legge elettorale che di deputati e sanatori che ambiscano ad imitare Calderoli ce n’è a iosa. Ahinoi.