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Due Camere e altrettante legge elettorali:
La spinosa questione della nuova legge elettorale è nuovamente al centro del dibattito nazionale, politico e mediatico dopo la sconfitta del fronte del “Sì” al referendum dello scorso dicembre, che ha portato alle dimissioni il Governo Renzi.
Di recente il Parlamento è tornato a lavorarci ed è stato presentato un testo da discutere alla Commissione Affari Generali. Il relatore Andrea Mazzotti (gruppo Civici e Innovatori) lo ha presentato come un compromesso per cercare un accordo tra tutte le forze politiche, che traspone al Senato l’Italicum in vigore.
Il nucleo del dibattito è costituito dal fatto che in Parlamento oggi vigono due differenti leggi elettorali: l’Italicum alla Camera ed il Porcellum al Senato, nelle versioni modificate dalla Corte Costituzionale.
Molti esponenti del mondo politico, su tutti il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, hanno ribadito l’importanza di omogeneizzare le due leggi prima di andare al voto e di modificare l’attuale sistema, anche perché nessuna di esse è nata in Parlamento.
Su quali sistemi elettorali si sta discutendo?
L’eventuale approvazione del testo unico da parte della commissione, porterebbe l’Italia ad avere una legge elettorale di tipo proporzionale con soglia di sbarramento al 3% e premio di maggioranza per la lista con il 40% di voti.
Inoltre i capilista sarebbero bloccati e conterebbero le preferenze per altre posizioni. Ciò significa che circa la metà dei parlamentari verrebbe eletto alla Camera come capolista dal proprio partito, mentre tutti gli altri sarebbero individuati con il sistema delle preferenze.
A complicare la questione, si aggiunge il rischio concreto che il premio di maggioranza possa essere dichiarato incostituzionale dalla Suprema Corte. Il motivo è semplice: la Costituzione Italiana sancisce infatti che il Senato debba essere eletto su base regionale, pertanto risulterebbe irregolare un premio di maggioranza nazionale.La verità purtroppo la conosceremo tardi, dato che la sentenza definitiva arriverà molto dopo le elezioni.
Come si stanno dividendo i partiti:
Dato l’accordo, qualcuno potrebbe consolarsi pensando che almeno avremo una nuova legge elettorale. Purtroppo non è così, visto che non è affatto detto che sarà questa ad essere usata alle prossime votazioni.
Per esempio, il Partito Democratico ha fatto sapere che non sa ancora se appoggerà la proposta presentata. Un aspetto da non trascurare, dato che ha le forze per bloccarne le modifiche sia in Parlamento che in commissione Affari Costituzionali.
La strada della nuova legge elettorale risulta particolarmente tortuosa poiché gli interessi dei partiti politici divergono molto. Ne consegue che ad ognuno importa approvare la legge “migliore” per tutelare i propri interessi, piuttosto che quella considerata tale in assoluto.
Il Movimento 5 Stelle e Forza Italia chiedono un sistema di tipo proporzionale senza il premio per la coalizione, che porta in Parlamento i voti che un partito ottiene sul territorio.
Pd, M5S, Lega e Forza Italia: interessi differenti:
A loro conviene, dato che non hanno a livello locale dei candidati tanto forti da risultare competitivi nel collegio maggioritario. Anche l’assenza del premio di maggioranza li avvantaggerebbe entrambi, dato che il Movimento 5 Stelle non ha stretto alleanze, mentre Silvio Berlusconi non ha intenzione di relegarsi ad un ruolo subalterno di Matteo Salvini e della Lega Nord.
Gli obiettivi del PD sono invece molto diversi da quelli del Movimento 5 Stelle e di Forza Italia, tanto che chiede il maggioritario già da prima del referendum dello scorso dicembre.
Nei sistemi di questo tipo, avviene uno scontro diretto tra i candidati nei diversi collegi, e chi conquista la maggioranza ottiene il seggio in Parlamento. Il maggioritario favorirebbe i democratici perché avvantaggia i partiti ben radicati sul territorio e trainati da candidati forti, in grado di imporsi.
Pertanto il PD potrebbe tranquillamente calcare la mano in commissione per far passare un testo così, anche se poi si ritroverebbe a percorrere una ripida strada in salita per farlo approvare in Parlamento.
Se in Parlamento mancano i numeri:
Non riuscirebbe a farla approvare al Senato anche perché i numeri non ci sono, visto che l’unico partito che l’appoggerebbe per il maggioritario è la Lega Nord.
Per questo motivo, sono in molti gli scettici che dubitano della possibilità di approvare una nuova legge elettorale: mancano i numeri per conquistare il Parlamento ed i partiti hanno posizioni inconciliabili.
Sono alte le possibilità che la situazione si concluda negativamente o con una nuova legge che contenga dei cambiamenti minimi. Tuttavia resta la possibilità che il Pd forzi in commissione la sua proposta, portandola alla Camera (dove riuscirebbe ad approvarla da solo) ed infine al Senato.
Qui però fallirebbe, dato che la maggioranza attuale non ha i numeri per governare. Lo scenario del nulla di fatto sembra proprio dietro l’angolo, proprio mentre già si parla di una nuova proposta; l’ultimo testo presentato è il cosiddetto Rosatellum, dal nome del capogruppo dem a Montecitorio Ettore Rosato, proposta che per molti (anche dentro al Pd stesso) è un pasticcio. Per la serie, chi più ne ha più ne metta.