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Contenuto delle intercettazioni e riservatezza:
Al centro della parte più controversia del dibattito, ancora una volta, c’è l’argomento della notorietà dei contenuti delle intercettazioni. Come tornato alla ribalta con il caso Crocetta di questi giorni, l’attenzione è sulle disposizioni dirette a garantire la riservatezza delle comunicazioni e delle conversazioni telefoniche e telematiche oggetto di intercettazione.
In pratica, le polemiche sono attorno al rischio dello scatenarsi quotidiano di gogne mediatiche, cosa che avviene puntualmente ogni volta che viene reso noto dalla stampa il contenuto di una qualsiasi intercettazione.
Che fino ad oggi le intercettazioni siano state spesso pubblicate a sproposito è fuori da ogni dubbio, ma i casi più gravi sono sempre stati quelli riguardanti la pubblicazione di comunicazioni non rilevanti ai fini della giustizia penale. In questa direzione si muove l’emendamento presentato dall’On. Alessandro Pagano di Area Popolare, che propone un preciso procedimento all’udienza di selezione del materiale intercettato.
Un altro emendamento, anche questo a firma unica di Pagano, introduce il reato di “riprese e registrazioni fraudolente”, punibile con la reclusione da 6 mesi a 4 anni, commesso da chiunque effettui riprese video o registrazioni audio di conversazioni a cui partecipa, o comunque avvenute in sua presenza, e ne fa uso senza il consenso degli interessati.
Nessun bavaglio alle intercettazioni:
Il ddl sulla riforma del processo penale, calendarizzato per luglio, essendo composto di 30 articoli non è di rapida approvazione, pertanto c’è chi leva la voce per chiedere che le intercettazioni vengano stralciate dal ddl, e discusse (e magari approvate) prima.
Attualmente, a meno di altri emendamenti o modifiche, il progetto legislativo non ipotizza un bavaglio alle intercettazioni, tantomeno nuovi limiti al loro uso, ma si cerca di impedire che integralmente, o a stralci, vadano ad alimentare i pettegolezzi tramite la loro pubblicazione a mezzo stampa, soprattutto per i testi captati accidentalmente e per quegli stralci non riguardanti direttamente le indagini.
Il 27 luglio il DDL è alla Camera, in un’atmosfera rovente, non solo per il caso Crocetta, ma perché in questo mese sono finite pubblicate perfino alcune intercettazioni di una conversazione tra il premier Matteo Renzi ed il generale della Guardia di Finanza Michele Adinolfi, in cui i due parlano dell’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano. Si tratta quindi di una delicata partita che si gioca sul filo del confine tra pubblica rilevanza e privacy dei cittadini.
Attuale pena per i giornalisti colpevoli:
Al momento, se un giornalista viene riconosciuto colpevole di una pubblicazione arbitraria degli atti di un procedimento giudiziario, viene punito con una multa di soli 130 euro (anche se poi vi sono casi di sentenze che sanzionano chi pubblica la telefonata con il reato di concorso nella rivelazione del segreto), il che rende conveniente pubblicare comunque le intercettazioni; se venisse approvato l’emendamento Pagano, la pena sarebbe il carcere.
Tuttavia, il vice ministro della Giustizia, Enrico Costa, non esita ad esternare il suo dissenso: non andrebbe punito il giornalista, che una volta avuta la notizia la pubblica, semmai andrebbe colpito chi fa uscire abusivamente quei documenti dai tribunali, chi custodisce questi testi ha tra le mani dei beni delicatissimi, che come tali andrebbero protetti e non diffusi. La battaglia alla Camera si preannuncia quindi serrata e senza esclusione di colpi, e di ostruzionismi.