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Il parere del Coisp:
Se poi vogliamo tornare indietro di 50 anni quando non si facevano intercettazioni poichè non c’erano telefoni e satellitari, quindi non esistevano strumenti per realizzare la nostra attività, questo è un altro discorso. È chiaro che il testo del ddl andrebbe specificatamente ad intaccare il settore delle indagini della polizia giudiziaria. Il problema della privacy esiste ed è reale, siamo noi i primi ad ammetterlo, ma ci sono altri modi di affrontare la questione. Non si può, facendo un esempio, radere al suolo un’ intera città per un singolo condominio abitato da terroristi.”
Esattamente quello che sta accadendo, ossia mettere un forte limite all’attività giudiziaria e dell’informazione sbandierando la necessità di preservare il diritto alla privacy: “leggi che prevedevano di rispondere penalmente di queste violazioni – prosegue Maccari del Coisp- esistono già, qualcuno avrebbe dovuto fare indagini e prendere provvedimenti; così invece abbiamo sterminato tutto il sistema. Polizia giudiziaria, giornalisti, sempre più spesso vengono esposti al pubblico ludibrio quasi fossero loro la causa di tutti i mali della società, francamente non mi sembra possa essere così; e la cosa che più mi lascia perplesso è che queste discussioni non avvengono in un bar, ma all’interno di un governo e di un partito che si chiama ‘delle libertà’. Di libertà c’è ben poco in questo provvedimento.”
E la libertà è a forte rischio anche per il futuro più immediato; quali potrebbero essere le conseguenze parlando nello specifico di indagini giudiziarie? “I reati da prendere in esame e sui quali l’attività giudiziaria sarebbe fortemente penalizzata sono molteplici e tutti di interesse pubblico; potremmo menzionare i reati di mafia ma soprattutto le indagini legate all’utilizzo del proprio potere, per chi ce l’ha ovviamente, allo scopo di raggiungere determinati obiettivi. Basti pensare ai colletti bianchi o alla nuova mafia, che non è più quella di un secolo fà con la lupara e la coppola, ma che prende forme diverse di molteplici associazioni. Uno stato, invece di aumentare gli strumenti efficaci di offesa verso queste situazioni, si auto-limita.”
Cosa non convince della legge:
Non convincono nemmeno, a ben vedere, le limitazioni per quelli che sono considerati reati di mafia “Le inchieste su corruzione, mafia, terrorismo, spesso partono da elementi venuti alla luce in indagini su fatti diversi o reati secondari, come usura, estorsione, traffici illeciti. Se fossero in vigore le norme che limitano così pesantemente le intercettazioni telefoniche e ambientali oggi sarebbero liberi boss del calibro di Riina e Provenzano e ci sarebbero centinaia di latitanti in libertà”. Come dire, un modo per limitare il controllo della legalità un po’ in tutti i settori che andrebbe a favorire più soggetti: “ Esattamente quello che sosteniamo, abbiamo il sospetto che dietro al pubblico scontro politico tra maggioranza e opposizione – prosegue il Segretario Generale del Coisp Franco Maccari – si nasconda una privata convergenza di interessi: perché il controllo di legalità in fondo non piace a nessuno.”
C’ è un altro fattore che al rappresentante Coisp non va giù: “Rimaniamo sconcertati quando si sbandierano risultati ottenuti nella lotta alla criminalità come meriti derivati direttamente dall’ attività politica; quei risultati sono frutto di pedinamenti, di ore di intercettazioni telefoniche, di indagini giudiziarie, di notti passate fuori casa da parte dai poliziotti. Il potere politico non c’entra proprio niente, utilizza questi risultati come passerella mediatica, va alla ricerca dell’applauso su un lavoro fatto da altri.”
Spuntate le armi dell’autorità giudiziaria:
Lavoro svolto da altri e spesso, tra l’altro, in condizioni di precarietà “ Purtroppo è così – continua Maccari – Spesso siamo persino costretti ad usare mezzi nostri per fare le indagini; toner, stampanti, automobili, cellulari. Allora io propongo di fermarci, dobbiamo prendere atto che lo stato non vuole arrivare a sconfiggere determinate realtà ed agire quindi di conseguenza. Partiremo tra poco con una campagna mediatica di forte impatto; porteremo in giro ovunque la sagoma di un poliziotto accoltellato alle spalle. Rappresenta esattamente il sentimento che proviamo in questo momento, ci sentiamo pugnalati alle spalle da chi dovrebbe tutelarci; e non parlo solo di soldi, di contratto fermo da 5 anni, di straordinari non pagati; parlo di libertà, di tutela, di leggi e norme che consentano di svolgere il proprio lavoro.”
Al di là del sentirsi pugnalati alle spalle da uno stato che cerca di limitare le armi a disposizione dell’ autorità giudiziaria, è la motivazione stessa del provvedimento che continua a non convincere “Il problema non è risolvere la questione della gente che viene ascoltata mentre parla di fatti riservati; magari fosse questo, si farebbe presto a risolvere. Già da anni, come dicevo in precedenza, è vietato divulgare fatti non attinenti alle indagini ma mai nessuno ha fatto niente per cercare di capire come mai venivano fuori determinate notizie. C’è stato un qualcosa che ha smosso il tutto, e questo qualcosa non è stata la legge, è stata una semplice escort. E ciò che lascia più sconcertati è proprio questo, la banalità della motivazione scatenante.”