Apparentemente tra le due figure, leader e pupo, corre un abisso, ma in realtà, come quasi sempre avviene, gli estremi si toccano e, al dunque, hanno non pochi punti in comune. Innanzi tutto entrambi hanno bisogno di storie da raccontare, di un palcoscenico da calcare, di un pubblico da far sognare e di un ego che vada ben oltre l’usuale limite.
Entrambi si assumono l’ingrato compito – poi si dirà – di essere la faccia pubblica di storie “altrui” e qui si registra una prima differenza: il leader partecipa e qualche volta dà significativi spunti per lo sviluppo del racconto. Il pupo si limita a interpretare, con la libertà concessa all’attore, ma non troppa, una storia scritta da altri e sulla trama di questa non ha alcuna voce in capitolo.
Differenze tra leader e pupi
Un’altra differenza, di peso sostanziale, consiste nel vedere “chi c’è dietro”. Nel caso del leader: questi “esce” da un gruppo sociale, una volta si parlava di classi, con interessi comuni, una coscienza collettiva e numeri rilevanti. In altre parole viene eletto da tanti e tanti rappresenta. Con questo gruppo che lo ha, per così dire, partorito il leader interagisce, è momento di mediazione e di sintesi di quanto da questo emerge, ne è il punto di riferimento e, in qualche modo, la guida. Il leader, appunto.
Il pupo, al contrario, è scelto da pochi e con questi pochi non può, per definizione, avere un confronto sui contenuti, gli interessi sono privati e dunque si deve ossequiosamente attenere al canovaccio. Gli obbiettivi e le strategie non lo vedono coinvolto se non come megafono. I fili che lo tengono in piedi, anche se laschi, lasciano poco spazio a movimenti indipendenti: gambe, braccia, mani e testa si muovono a seconda del volere del puparo che non si vede, ma c’è. Eccome se c’è.
Chi sono i leader e chi i pupi nella politica attuale
Il leader e il pupo, come si accennava, sono la faccia pubblica dei loro mandanti e dunque l’apparire, l’atteggiarsi e il dichiarare fanno parte dei loro doveri istituzionali, sono testimonial e in certo modo traslano le loro caratteristiche ai gruppi di provenienza.
Un’ultima caratteristica li accomuna: sono potenziali vittime predestinate. Quando la coscienza collettiva del gruppo sociale vede sconfitte le proprie ambizioni o più semplicemente decide di mutare ci sarà un solo colpevole e questi sarà il leader. Amaro, ma così è. Lo stesso accade per il pupo, con un’aggravante: sarà tale fino a che sarà funzionale, sconfitta o vittoria che sia: quando non servirà più verrà scaricato senza alcun imbarazzo. A guardare la situazione attuale vien facile capire chi sono i leader e chi sono i pupi.